Calcio

Dalla Serie A alla povertà: costretto a vivere col sussidio dello stato | È tornato a vivere coi genitori

Il Trofeo della Serie A Enilive che si consegna alla squadra che vince lo Scudetto/LAPRESSE-ilpallonegonfiato.it

La storia di un calciatore del nostro campionato che è costretto a vivere con l’aiuto del Governo ed è tornato a casa dai suoi genitori.

Alcol, droga, donne, investimenti fallimentari e sbagliati, gioco d’azzardo, prestiti non restituiti. Sono tanti i motivi per cui si può cadere in disgrazia e diventare poveri, oppure tornare ad esserlo. E, queste cause, non guardano in faccia nessuno, nemmeno chi, come i gli ex calciatori, di soldi nella propria carriera ne hanno guadagnati davvero tanti.

Si è parlato spesso in passato di calciatori come Garrincha o George Best, che hanno sperperato tutti i propri guadagni nell’alcol, un vizio che poi li ha portati progressivamente anche alla morte. Quelli, però, erano davvero altri tempi, tempi in cui ovviamente si guadagnava anche di meno, nonostante bisogna considerare tutto in proporzione.

Negli ultimi periodi, invece, si è parlato tantissimo dei casi Andreas Brehme e Marco Cafu. Il primo è morto a febbraio di quest’anno a causa di un malore, ma nel 2014 aveva vissuto un momento tragico della propria vita quando, a causa di alcuni investimenti sbagliati o di amicizie di cui non avrebbe dovuto fidarsi, ha perso tutto e ha dovuto ipotecare la propria casa.

In suo soccorso arrivò l’amico di una vita, suo ex collega in Nazionale, ma anche allenatore ai tempi di Italia ’90, Franz Beckembauer che, all’epoca dei fatti dirigente del Bayern Monaco, gli offrì un posto come osservatore di giovani calciatori e praticamente gli salvò la vita.

Da Cafu a Cadete, campioni caduti in disgrazia

Cafu, invece, qualche mese fa ha dovuto mettere all’asta la sua villa in Brasile, dal valore di 7.4 milioni di euro perché doveva restituire oltre 3.3 milioni a banche e creditori. Anche per l’ex Milan e Roma si è trattato di soldi sperperati e qualche investimento andato a male.

Fa più o meno parte di questa categoria anche l’ex calciatore, attaccante di professione, Jorge Cadete. La carriera del portoghese comincia allo Sporting Lisbona, dove colleziona oltre 150 presenze con quasi 100 reti, ma passa anche per Brescia e l’Italia, nella stagione 1994/1995, dove però non lascia il segno, anzi viene ricordato come un grandissimo flop. Si rifà però in Scozia, con la maglia del Celtic Glasgow, con cui, nella stagione 96/97 mette a segno 30 gol in 37 partite.

Jorge Cadete, ex calciatore anche del Brescia, che ha sperperato tutti i suoi guadagni ed ora ha chiesto un sussidio dallo Stato/FACEBOOK-ilpallonegonfiato.it

Cadete, la fine della carriera e la povertà

La nazionale portoghese lo porta agli Europei del 1996, al fianco di Rui Costa e Figo, prima di terminare la carriera tra Celta Vigo, Benfica, Bradford City, i bassifondi del calcio portoghese e scozzese e l’addio al calcio giocato nel 2005. Cadete, però, è uno di quelli che, dopo aver appeso gli scarpini al chiodo, non ce l’hanno fatta e sono caduti in miseria.

Investe molto denaro, ma lo perde tutto, fino ad arrivare a non aver più nulla dei sei milioni di euro guadagnati in totale nella sua carriera da calciatore. Ci prova con il mondo della televisione, partecipando all’edizione del Grande Fratello portoghese, ma non va bene, così come non va con quella della movida, da PR per un locale. Tenta, infine, la strada della vendita delle macchine per caffè porta a porta, ma anche questa va storta. Ora, è tornato a casa dei genitori, dove vive con un sussidio di povertà dello stato, 180 euro a settimana.

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