Dopo la sconfitta nella finale di Coppa Italia, la Juventus chiuderà la stagione con zero titoli per la prima volta dopo undici anni. Mario Sconcerti ha analizzato i problemi in casa bianconera in un editoriale sul Corriere della Sera: 

“Il ciclo della Juve è stato una lunga anomalia dovuta alla diversità della sua gestione (un presidente bravo e operativo), alla sua ricchezza e ai 10 anni di deriva del calcio di Milano. La fine del ciclo e la sottovalutazione iniziale di Allegri arrivano dalla vecchiaia del nucleo della squadra, da quello che io chiamo il sentimento della Juve. Non ci sono più Chiellini, Bonucci, Barzagli, perfino Evra, il vecchio Vidal, il vecchio Pirlo. È finito Marchisio, che era l’equilibratore della vera Juve «socialista», intendo una squadra che giocava per se stessa, aiutandosi uomo su uomo continuamente”. 

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“Quella Juve si è conclusa con l’arrivo di Cristiano Ronaldo, un fantastico errore della società, che ne ha sottovalutato le conseguenze dentro una squadra ormai abituata a vincere da sola, quindi sicura di sé e portata a credere nel valore del complesso, non del singolo. La Juve non è il Real, è una squadra per cultura e geopolitica abituata alla durezza, all’essenziale. Ronaldo ha cominciato a rompere questo equilibrio, ha dato a tutti un alibi e un rancore. I grandi giocatori non credono nelle differenze, si sentono tutti indispensabili. Dopo che hanno vinto 6 scudetti e giocato finali di Champions maturano l’idea di essere alla pari con chiunque, sopportano male differenze acute. Lì si è rotta la Grande Juve proprio quando la società era convinta di averla costruita” ha continuato Sconcerti. 

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