Federico Bernardeschi ai microfoni di Radio Bianconera. L'attuale centrocampista del Toronto FC si è soffermato su diversi temi a partire dal suo passato alla Juventus fino a quello che sarà il suo futuro. Di seguito le sue parole: "Nasco da numero dieci, questo mi sarebbe piaciuto essere alla Juventus. Per mille cose non è potuto accadere, per dinamiche non mie, ma legate alla squadra e agli allenatori. Visto che ho molto fisico e tecnica, allora sono stato utilizzato in ruoli non propriamente miei. Quello di cui non mi sono mai pentito, anche andando contro me stesso, è stato di non impuntarmi nell'individualità, dando sempre il 100% per il gruppo. A Firenze avevo la dieci sulle spalle, le vicissitudini del calcio ti portano all'adattamento alle differenti situazioni".

Qual è l'allenatore con cui mi ti sei trovato meglio? "Allegri. Il primo impatto è stato molto positivo nel mio passaggio dalla viola al bianconero. Allegri è un allenatore pratico e vincente. Queste due parole racchiudono Allegri. Se una squadra gioca bene senza vincere, i tifosi non vanno in piazza a festeggiare. Bisogna guardare al livello della squadra, alle caratteristiche dei giocatori. Se non hai un centrocampo di palleggiatori, giocare bene a calcio diventa difficile".

I leader nello spogliatoio della Juve? "Eravamo tanti. Alcuni avevano peso specifico nello spogliatoio. Bonucci, Chiellini, Danilo, prima anche Buffon e Mandzukic. Ognuno sapeva cosa dire ai compagni".

Quanto può dare Chiesa alla Juve? "Tantissimo, è giovane. Sta bene, mi auguro possa ritornare il giocatore che era. Ruolo? Penso sia esterno sinistro del 4-3-3. Paragoni con Mbappé? Difficile, quello è un marziano. Sta battendo record su record. Questi paragoni non fanno bene a nessuno".

Un rammarico per gli anni in bianconero? "Non ce l'ho, ma sicuramente posso parlare di quello che avrei potuto fare in più. Imporre di più la mia idea sul ruolo in cui venivo impiegato".

Un giudizio su Rabiot? "Quando noi ci vediamo in allenamento, capiamo subito le potenzialità dei nostri compagni. Rabiot è uno di questi. Non possiamo subito trarre conclusioni affrettate. Le sue caratteristiche le hanno pochi giocatori al mondo. Non riusciamo a vedere realmente quello che c'è all'interno delle squadre. Bisognerebbe essere più cauti nei giudizi. Per poi vedere il cavallo vincente a fine corsa".

Futuro? "Mi piacerebbe fare l'allenatore. È un'idea che voglio lasciare aperta. Quello che vorrei fare maggiormente è trasmettere ai ragazzi giovani il percorso per diventare calciatore".

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