A Radio Napoli Centrale, nel corso di 'Un Calcio alla Radio' Umberto Chiariello, è intervenuto con il suo editoriale:

"Tocca a De Laurentiis dire come stanno le cose”, così ha detto Spalletti. Premetto che, a differenza di tutti quelli che dicono che il calcio è un’altra cosa, non sono d’accordo. Quante volte, nella mia vita, ho dovuto subire bocconi amari? Quante volte ho avuto la voglia di mollare e andare via? Quante volte ho avuto a che fare con gente stupida, ai miei occhi? Quante volte ho pensato che avessi bisogno di cambiare aria, ma avendo un contratto l’ho sempre rispettato ed onorato fino all’ultima goccia di sudore? La vita professionale è così. Se prendi un impegno, se non è per gravi motivi di salute, puoi andar via, ma non certo da una rivale perché porti il know-how aziendale altrove: vero Giuntoli? Questa storia che bisogna liberare i contratti perché il calcio è diverso, a me non scende giù. Tu non rispetti il contratto, io nemmeno: hai giocato malissimo? Hai preso un sacco di soldi e non ci hai dato niente? Ti abbasso lo stipendio. Si può fare? No. Però se fai più di tre gol, allora bussi alla porta e chiedi soldi. Le aziende calcio sono viste dagli unni, alias procuratori e dagli assistiti, come vacche da mungere

Ma a Napoli sapete come si dice? A zezzenella è frnuta. Non c’è più latte, solo debiti, disastri e macerie. Luciano Spalletti gode della mia infinita stima come uomo e tecnico stima che non darò mai a gente come Gasperini, Allegri o Conte – ma bisogna scindere il lato umano, da quello lavorativo. Qui parliamo di educatori, Spalletti umanamente ha una sensibilità notevole, ma un carattere brutto assai, come tutti i toscani: permalosi, polemici, rancorosi oltre ogni misura, sempre pronti a togliersi le pietre dalle scarpe. De Laurentiis non è un mangia allenatori, ma alla fine della giostra, se Spalletti ha deciso di andare via, non si possono tenere le persone in Paradiso a dispetto dei Santi, ma avrebbe dovuto onorare quest’anno, come da contratto firmato.

Ultima new entry: Luis Enrique. Tra gli italiani, Thiago Motta è il meno peggio, ma se Luis Enrique viene a Napoli, stappo una bottiglia. La sua Spagna ha espresso un gran gioco, spesso e volentieri, è un grande uomo e un grande tecnico, ne parlano tutti benissimo: Luis Enrique che già conosce l’Italia potrebbe essere il vero profilo internazionale".

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