La guerra porta solo morte e distruzione, non importa per quale motivo si combatta perché il risultato è sempre lo stesso. Toglie ogni briciolo di umanità presente nell'essere umano che costretto ad attaccarsi alla vita con ogni mezzo, fa del proverbio latino “mors tua vita mea” ovvero morte tua vita mia, il suo caposaldo per sopravvivere e si spinge a fare ogni sorta di azione pur di rimanere vivo. Rubare e farlo anche ai propri compagni in battaglia, violentare e perfino uccidere altri essere umani non importa se essi siano soldati nemici che tentano di sopravvivere oppure siano semplici civili che sono finiti in un gioco sanguinoso più grande di loro senza averlo chiesto. Se la disumanizzazione di ogni essere umano può essere parzialmente tollerata nel primo caso, non può esserlo in alcun modo nel secondo e lo sa bene il protagonista della nostra storia: Bernhard Carl Trautmann.


Dalla Hitler Jugend alla prigionia: il passato di Trautmann

Bernhard Carl Trautmann nasce a Brema il 22 ottobre 1923, in un contesto storico in cui la Germania uscita sconfitta duramente dalla prima guerra mondiale, tenta faticosamente di rialzarsi in piedi nonostante le dure condizioni di pace che le sono state imposte dal trattato di Versailles. Quest'ultimo ha posto fine al conflitto ma ha aggravato la crisi economica post bellica, col marco che si è svalutato a tal punto di essere diventato carta straccia a causa dei risarcimenti chiesti come pegno di guerra: 6.600.000.000 di Sterline pari a 132 miliardi di marchi d'oro. Una cifra impossibile da ripagare ai tempi, a cui si aggiunge la sottrazione di due importantissime regioni minerarie per l'economia tedesca, l'Alsazia-Lorena e la Saar cedute alla Francia. Perde anche la zona dello Schleswig-Holstein che finisce alla Danimarca e il suo esercito viene smantellato, con solo 100.000 soldati a disposizione e senza aereonautica mentre la flotta navale è limitata a navi che non superano le 10.000 tonnellate.

Il protagonista di questa storia oltre a diventare tifoso della più importante squadra della città, il Werder Brema, comincia muovere i primi passi da calciatore come centrocampista nel TURA Brema. Nel frattempo è salito al potere il partito nazista e con lui il suo leader Adolf Hitler, che nel 1933 diventa Cancelliere del Reich ovvero Primo Ministro assumendo così la guida politica del paese, per poi attribuirsi la carica di Fuhrer. Come tutti gli adolescenti del periodo Trautmann è inserito nella Gioventù Hitleriana, la Hitler Jugend e dopo un breve addestramento nel 1941 viene inviato come paracadutista in Russia. L'impatto con la guerra e con la vita al fronte è durissima per lui, viene anche catturato dai sovietici e fatto prigioniero ma riesce ad evadere una prima volta. Spedito a combattere ad ovest, viene di nuovo imprigionato dai francesi ma riesce a scappare per la seconda volta.

Non c'è due senza tre o per dirla alla maniera di Brema tanto cara al nostro Bernhard, “la terza volta è quella giusta a Brema” e così arriva la cattura definitiva. Viene fatto prigioniero a Kleve al confine con l'Olanda dagli americani, poi viene portato dagli alleati inglesi nel campo di detenzione di Ashton vicino Manchester riservato ai nemici. Qui nelle partite di calcio che si svolgono tra i prigionieri del campo, inizia a mettere in mostra il proprio talento calcistico come mezzala destra. Un giorno viene a mancare il portiere titolare ed è lui a sostituirlo, un ruolo in cui scopre di trovarsi a suo agio e che finisce per occupare lungo tutta la sua carriera da calciatore professionista, che inizia pochi anni più tardi.

 

L'ascesa di Trautmann: da ripudiato a stella del Manchester City

Una volta liberato dal campo di prigionia riservato ai soldati nemici, Bernhard Trautmann decide di rimanere a vivere a Manchester e riesce a fare amicizia con la gente del posto, come racconta in una intervista al The Guardian nel 2010:

A 17 anni ero già un soldato ed ho dovuto assistere all’orrore e alla bestialità della guerra. Ma la mia formazione come persona è iniziata a 22 anni, quando, come prigioniero, sono arrivato in Inghilterra. La gente fu gentile, non vedevano un soldato nemico in me ma soltanto un altro essere umano. Dopo la fine delle ostilità decisi di andare a visitare la mia famiglia che non vedevo da sei anni. Alcuni degli abitanti della zona mi diedero un cesto con tutta roba che allora era razionata, come burro, zucchero, pancetta, e una busta con 50 sterline. Mi fecero commuovere.”

Non riuscendo a pronunciare il suo nome in inglese, la gente inizia a chiamarlo col nomignolo con cui poi verrà conosciuto per tutto il resto della sua vita: Bert. Si trasferisce a Liverpool per giocare in una squadra minore nei dintorni, il St. Helen's Town ma poi arriva la chiamata che segnerà per sempre la sua carriera. Il Manchester City lontano parente della squadra contestata e vincente che conosciamo, lo vuole per sostituire una leggenda del club come Frank Swift che ha deciso di ritirarsi; appesi i guanti al chiodo diventa giornalista, ma muore insieme alla squadra del Manchester United nell'incidente aereo di Monaco di Baviera nel 1958. Il 7 ottobre 1949, Bert Trautmann diventa ufficialmente il portiere titolare dei Citizens e lo resta per i successivi 15 anni.

La notizia però non è accolta con favore dai tifosi degli Sky Blues, anzi scatena una violenta reazione e 20.000 persone scendono in piazza per chiedere che l'ex paracadutista della Lutwaffe non venga tesserato. La ragione è che non si può avere in squadra un giocatore che ha combattuto contro l'Inghilterra nel secondo conflitto mondiale e contro di lui, si muove anche la comunità ebraica di Manchester ma una lettera del Rabbino in suo favore riesce a riportare un po' di calma: “Malgrado le crudeltà che abbiamo sofferto a causa della Germania, non puniremo un uomo tedesco che non ne è direttamente responsabile”. A questa si aggiungono le parole del capitano del Manchester City Eric Westwood, il quale dichiara che nello spogliatoio non esistono guerre e rivendicazioni.

Dal canto suo Trautmann ha sempre negato con forza di essere stato un nazista. Concetto ribadito poco prima della sua morte nella già citata intervista al The Guardian, rilasciata nel 2010:

Oggi mi sento britannico nel cuore. Quando mi viene chiesto della mia vita dico che la mia educazione è iniziata quando sono arrivato in Inghilterra. Qui ho imparato il perdono, la tolleranza e l’umanità. Quando iniziai la mia carriera qui la gente non mi voleva accettare, mi boicottava ma poi cambiarono idea ed io sarò per sempre grato a tutti loro per questo, chissà cosa sarebbe stato della mia vita se non fosse accaduto. Per me questo rimane il successo più grande. E lo devo ai tifosi, ai compagni di squadra, agli altri calciatori, a tutti quanti. Crescendo nella Germania nazista non ragionavo di testa mia. Inoltre quando sei nell’esercito ricevi degli ordini e devi obbedire: se non l’avessi fatto sarei stato fucilato. ”

Nelle prime partite con la maglia dei Citizens viene fischiato e insultato pesantemente sia dai propri tifosi che da quelli avversari essendo tedesco. Ben presto però grazie alle sue parate che spesso salvano il risultato e permettono di portare a casa punti pesanti, fischi e insulti si trasformano in applausi scroscianti. Conduce i suoi alla finale di FA Cup nella stagione 1954/1955, persa poi contro il Newcastle ma il punto più importante e allo stesso tempo più drammatico della sua carriera, lo raggiunge nell'annata successiva.

 

Tra riscatto e paura: la FA Cup vinta e l'infortunio quasi mortale

Trautmann e il Manchester City chiudono la stagione 1955/1956 al quarto posto in campionato, 14 punti dietro i rivali cittadini del Manchester United che si laureano campioni d'Inghilterra. Il percorso in FA Cup si rivela una marcia trionfale fino a giungere alla finale di Wembley, dopo aver eliminato Blackpool, Southend, Liverpool nella ripetizione della gara, l'Everton e il Tottenham. Nell'atto finale la sfidante è il Birmingham, che viene battuto per 3-1 grazie anche alle parate dell'estremo difensore tedesco e i Citizens possono sollevare la coppa sfuggitagli l'anno prima.

Alla gioia per la vittoria del trofeo si mischia la paura per un infortunio che sarebbe potuto essere mortale e avrebbe potuto mettere fine alla sua carriera, ma Trautmann lo scopre solo tre giorni dopo la partita. Al 73' il portiere esce dai pali e va incontro all'attaccante del Birmingham Peter Murphy per evitare il gol: lo scontro tra i due è violentissimo, col portiere che ha la peggio e rimane privo di sensi per alcuni minuti facendo stare in ansia tutti gli spettatori allo stadio. Si riprende ma avverte dolori lancinanti al collo e non riesce a stare in piedi crollando un paio di volte a terra, ma i cambi a disposizione sono terminati. Così è costretto a finire la partita e nonostante le precarie condizioni fisiche, riesce a compiere ancora un paio di interventi decisivi. Durante la premiazione i giramenti di testa continuano ma non ha idea di cosa lo attende.

Dopo tre giorni di dolori fortissimi al collo, decide di andare in ospedale e grazie ad una lastra, scopre la verità. Ha una vertebra spezzata a metà e che si appoggia su quella inferiore, la quale essendo stata spostata dal peso della prima gli fa da sostegno. Questo è l'unico motivo per cui non è morto o paralizzato e riesce ancora a camminare. Viene operato e dopo l'intervento gli viene applicato un collare con dei sostegni che deve indossare per molto tempo.

Tutti mi cominciarono a chiamare eroe ma la verità è che se io all’epoca avessi saputo di avere un osso del collo rotto mi sarei precipitato fuori dal campo e sarei andato in ospedale”

Risale a questo periodo la prova personale più dura per lui da affrontare. Il primo figlio all'età di cinque anni, viene investito e ucciso da una macchina sulla strada del viale di casa mentre tenta di recuperare un pallone che gli é scappato dalle mani. Si sente responsabile dell'accaduto per aver dato il permesso al bambino di uscire di casa dal letto d'ospedale, contro il parere di sua moglie e la tragedia familiare segna profondamente il loro matrimonio perché nonostante l'arrivo di altri due figli in seguito, lei non riuscirà più a riprendersi dal trauma.

 

Il rientro in campo ed il ritiro 

Mentre è ancora convalescente, gli viene assegnato il premio di Giocatore dell'Anno ed è la prima volta che viene assegnato ad un giocatore straniero. “Bert” Trautmann non si arrende e dopo molti mesi di riabilitazione e di intensi allenamenti, riesce a ritornare in campo nel 1957 a distanza di un anno dal brutto infortunio. Tuttavia nelle prime partite commette molti errori perché i riflessi e il senso della posizione non sono ancora quelli di prima, così dimostrando grande umiltà propone al Manchester City la rescissione del suo contratto. La società respinge le dimissioni e lui spronato dalla prova di fiducia nei suoi confronti, si sottopone ad ulteriori esercitazioni ed in breve tempo torna ad avere l'agilità di prima. 

Nel 1960 la Football League lo inserisce nella rappresentativa inglese formata dai migliori giocatori del campionato nazionale, che ne affronta altre due: quella irlandese e quella italiana. Riesce a battere un altro record anche in questo caso perché per la prima volta, un giocatore non inglese viene inserito in questa formazione.

Nel 1964 a 41 anni dopo 545 partite con la maglia del Manchester City, arriva il momento del ritiro dal calcio giocato. In suo onore viene organizzata una partita tra i migliori giocatori delle due squadre della città, in cui lui ovviamente è incluso, il Manchester XI e la nazionale inglese. A questa gara celebrativa assistono 60.000 spettatori e partecipano giocatori del calibro di Bobby Charlton che vincerà il mondiale due anni più tardi, Tom Finney e Stanley Matthews per citarne alcuni. Di lui Gordon Banks considerato il migliore portiere inglese di tutti i tempi, ha detto:

Era un incredibile uomo di sport: giocava ogni partita come se ci dovesse qualcosa, se dovesse qualcosa a tutti perché era stato accettato nonostante il suo passato. Per me era più vero il contrario, noi avremmo dovuto essere grati a lui per essere rimasto e averci mostrato che gran portiere era”.

 

La vita dopo il ritiro dal calcio giocato

Dopo il suo ritiro dal calcio giocato, la Federcalcio tedesca propone a Trautmann di aiutare a sviluppare questo sport nei paesi del terzo mondo e così l'ex estremo difensore assume il ruolo di allenatore. Si siede sulle panchine delle nazionali di Birmania, Tanzania, Liberia, Pakistan e Yemen ma prima di iniziare a girare il mondo parte dalla panchina dello Stockport County nel 1965/1966. Poi fa ritorno in Germania dopo il divorzio dalla moglie, dove ottiene il patentino tedesco: allena il Preusen Munster dal 1968 al 1969 e l'Opel Russelsheim tra il 1968 e il 1969. Le cose non gli vanno bene e complici le difficoltà economiche, si ritrova a dover fronteggiare le attenzioni poco gradite dei paparazzi alla ricerca dello scoop sull'ex leggenda caduta in disgrazia.

A questo punto interviene il Ministero degli Esteri tedesco che su pressione della federazione, gli assegna un vitalizio con cui vivere e come detto lo manda in giro per il mondo, ad insegnare calcio. Nel 1987 si sposa di nuovo e nel 1990 si trasferisce a vivere in Spagna, perché il clima mite lo aiuta a sopportare meglio gli acciacchi dell'età compreso il dolore al collo dovuto alla frattura delle vertebre riportata da calciatore, che ancora persiste come da lui dichiarato:

Con tutti i tuffi che uno fa quando è portiere è normale che sia pieno di dolori. Il sole da queste parti li rende più sopportabili e anche il dolore al collo è ancora lì. Se mi volto di scatto ho ancora delle fitte che mi fanno venire le lacrime agli occhi”. 

Nel 1997 viene nominato ufficiale dell'Ordine al merito di Germania dal governo tedesco e nel 2004, diventa ufficiale dell'Ordine dell'Impero Britannico per aver migliorato le relazioni tra i due paesi durante la sua vita. Nel 2005 entra a far parte della Hall of Fame del calcio inglese e nel 2011 tocca a quella teutonica, la Hall of Fame des deutschen Sports. Muore il 19 luglio 2013 a La Llosa, la località vicino Valencia dove aveva scelto di stabilirsi. Nel 2019 grazie alla volontà del regista tedesco Rosenmüller, esce nelle sale un film sulla sua vita dal titolo The Keeper e che vede interpretare il suo personaggio, all'attore David Kross. Quest'ultimo ha recitato una parte nella pellicola che ha vinto un oscar, The Reader.

   

     

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