Buona l'andata dei quarti di finale di Champions League per il Real Madrid di Ancelotti, finita 1-3 a Stamford Bridge, ma ora i blancos dovranno ospitare il Chelsea, campione in carica, al Bernabeu: obiettivo, le semifinali di questa Champions League.

In un'intervista a Sky Sport, l'allenatore di Reggiolo ha espresso il concetto: "Abbiamo giocato bene la prima gara, vediamo di giocar bene la seconda". Nessun rimpianto sulla cancellazione della regola dei gol in trasferta: "Accettiamo le regole così come sono. Anzi, adesso si favorisce l'equilibrio. Siamo avvantaggiati col 3-1 dell'andata, ma loro sono comunque i campioni in carica - ha continuato Ancelotti - sono una squadra molto forte e preparata, lo hanno dimostrato in quel primo match. Mi aspetto il meglio da loro, quindi dobbiamo essere pronti".

Un commento, poi, l'allenatore lo ha fatto sull'eroe del match d'andata: "Benzema ha migliorato la condizione nei propri mezzi, la sua leadership, si sente importante ma mantiene l'umiltà che lo contraddistingue, nonostante attualmente sia uno dei migliori al mondo. Il calcio cambia e cambiano gli interpreti. Sta cambiando anche il modo di vedere il centravanti. Lui è molto importante anche nel gioco, come deve essere nel calcio di oggi, questo è il suo pregio. La presenza di campioni come Benzema aiuta i giovani, sicuramente. Poi ci sono le qualità individuali. La crescita di Vinicius è dovuta alla fiducia che il club gli ha dato fin da quando il Real l'ha acquistato, quando non giocava ancora molto. Poi con Benzema, lui si combina molto bene", ha concluso Ancelotti, parlando anche dell'attaccante brasiliano.

Infine, l'allenatore del Real ha anche svelato un retroscena sulla possibilità avuta di allenare la Nazionale: "Ci ho pensato a volte, ho avuto l'opportunità nel 2018 con l'Italia, ma devo essere onesto, mi piace la vita di tutti i giorni, non solo le partite ogni qualche mese. Il lavoro dell'allenatore è il più bello del mondo ma senza partite non è così. Le gare ti danno l'occasione di vivere emozioni come quella di domani in Champions League. Anche se si soffre molto è lo stesso, lavorare giorno per giorno è quello che amo fare e finché non cambierò questa idea non allenerò una Nazionale. L'esperienza con l'Italia nel 1994 al Mondiale è stata spettacolare, ma non voglio lavorare solo tre giorni all'anno".

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