Francesco Repice racconta emozioni, traduce il sentimento dello sport in parole semplici. Sa toccare il cuore della gente, le sue narrazioni non sempre sono accompagnate dalle immagini, ma, ciononostante, riesce a costruirle nella mente e negli occhi di chi lo ascolta. Il giornalista sportivo, originario di Cosenza, realizza connessioni intense tra il rettangolo verde ed i battiti cardiaci degli appassionati di calcio. Intervenuto ai microfoni de Il Pallone Gonfiato, Repice ha rilasciato un’intervista relativa al campionato italiano e all’insolito mondiale che si sta disputando in Qatar.

In primo piano c’è il caso Juventus: quali saranno le ripercussioni legate alla clamorosa situazione che si è presentata in casa bianconera? Il club come riuscirà a destreggiarsi per ritrovare serenità e credibilità?

«È presto per  dare delle risposte ed emettere delle sentenze, per queste ultime esistono i tribunali, quelli ordinari ed, eventualmente, quelli sportivi. È chiaro che all’interno dello spogliatoio e all’interno della società ci siano dei problemi, sarà difficile ritrovare serenità ed equilibrio dopo il marasma delle ultime settimane e riuscire a primeggiare come la Juventus si propone di fare. Io attenderei. Occorre essere garantisti, perché si gioca con la sorte di milioni di tifosi e con i loro stati d’animo. È fondamentale essere rispettosi».

 

Il campionato di massima serie non si è sottratto dal riservare sorprese ed emozioni: il Napoli sembra irrefrenabile, ma Il mercato di gennaio potrebbe spostare gli equilibri e le gerarchie in classifica, Quali scenari potrebbero aprirsi dopo la ripresa?

«La ripresa sarà fortemente condizionata dal Mondiale, sia per i giocatori che vi stanno partecipando, sia per coloro che sono rimasti a casa, non giocando partite ufficiali per più di cinquanta giorni. Sarà un’incognita. In proposito al Napoli, la squadra di Spalletti ha una bella dote da portarsi dietro. Il mercato, invece, a patto che i vari club possano spendere cifre tali da permettersi calciatori in grado di cambiare le sorti, la storia e la stagione della società in cui giocheranno, credo potrà incidere sicuramente».

 

I cinque cambi hanno rivoluzionato le partite: il modo di giocare, l’approccio al campo, le motivazioni. Con una panchina lunga e con giocatori di qualità si ha sempre un asso nella manica e l’imprevedibilità è ancora più quotata. 

«Credo ci siamo poco di imprevedibile, anzi, è tutto molto prevedibile. Gli organici più profondi e più qualitativi avranno sicuramente la meglio, anche perché i cinque cambi assicurano questo. Quando esiste la possibilità di inserire in campo cinque calciatori che si equivalgono a quelli che vanno a sostituire ne scaturisce un vantaggio clamoroso. Avere calciatori da inserire a partita in corso, che, invece, potrebbero essere schierati nello starting eleven fa la differenza».

 

Durante questa prima parte di stagione quali le sorprese e quali le delusioni?

«Non vedo né sorprese, né delusioni. Almeno, finora. Forse m’aspettavo qualcosina in più dal Sassuolo, per il resto mi sembra tutto in linea con quelle che erano le previsioni della vigilia. Ci sono sette squadre nella parte alta della classifica, a pochi punti di distanza. Tutto può ancora succedere».

Tra le squadre “rivelazione” della massima serie c’è anche La Salernitana, i granata  hanno cambiato pelle, dove potranno arrivare? Nicola è il timoniere giusto alla guida dei  granata?

«La Salernitana fa parte di quel lotto di squadre che deve avere un solo scopo: giocarsela fino alla fine, fino all’ultima giornata. È vietato ammainare bandiera a due o tre gare dal termine del campionato, perché la situazione potrebbe compromettersi irrimediabilmente. In quanto al mister, credo che Nicola sia l’uomo giusto per la compagine campana, è un maestro, raggiungerà ancora l’obiettivo prefissato». 

Con la nuova proprietà quali traguardi crede possa raggiungere la squadra granata? Quanto sarà importante puntare anche sul settore giovanile, finora, inesistente? 

«Credo che un club come la Salernitana debba, stabilmente, disputare il campionato di serie A. In proposito al settore giovanile è una questione molto complessa, è fuori dalle banalità. Gli investimenti nei settori giovanili sono pochi, ma sarebbero importantissimi e significherebbero tanto per i club. Nessuno avrebbe voglia di spendere i soldi “fuori dalle mura domestiche”, se si creassero le basi per costruire “in casa” i propri calciatori, sarebbe una garanzia di successo. Il “problema” principale risiede nei costi elevatissimi che prevederebbe un’operazione simile, occorre un cospicuo potenziale economico».

I Mondiali in Qatar sembrano essere un passo verso un calcio che poco avrà a che farecon quello a cui tutti eravamo abituati: il tempo effettivo, il fuori gioco semi automatico… cosa ne pensa del centimetrico rispetto delle nuove regole?

«Mi piacerebbe non rispondere. Credo che il calcio sia andato bene per oltre un secolo, con tutte le polemiche, tutte le discussioni, con tutti i suoi limiti, attualmente, non mi sembra che le cose siano migliorate, e, in alcuni casi, mi sembra che si stia snaturando troppo lo spirito del gioco. Non sono d’accordo. Non mi piace».

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