Intervistato da Juventibus su Twitch, l’ex dirigente bianconero Luciano Moggi, ha rivelato alcuni aneddoti relativi alla finale di Champions League persa contro il Borussia Dortmund nel 1996-1997 e non solo. Ecco un estratto delle parole di Moggi, raccolto per voi da Il Pallone Gonfiato

“La finale di Champions contro il Borussia Dortmund è stata una finale un po’ strana. Siccome io prendo lezioni dalla vita, ne ho fatto tesoro. Noi siamo andati a Monaco di Baviera, credendo di aver vinto la partita prima di giocarla, perché io avevo dato 7 giocatori di riserva alla Juventus al Borussia Dortmund. Avevo un rapporto eccezionale con il loro presidente, che diceva che aveva con me un direttore sportivo gratis (ride, ndr). Avevamo l’idea di averla già vinta, che è una cosa sbagliatissima. La sera prima della partita, era nato il figlio a Peruzzi e gli misi a disposizione un aereo privato. Peruzzi andò a Roma e alle 13 tornò a Monaco a disposizione della squadra. Quando si sanno certe cose nell’ambiente, viene fuori sempre qualcosa che può indicare la facilità di vincere una partita. Questa è la cosa più brutta che possa esistere. Noi abbiamo perso perché abbiamo iniziato male, poi l’arbitro non ci diede rigore su Jugovic. Peruzzi prese un gol da metà campo da Ricken. Sul 2-1 già stavamo riprendendo la partita, poi è venuto fuori il terzo gol fatto così e abbiamo perso la coppa. Questa partita mi ha insegnato che anche quando si gioca contro l’ultima in classifica in campionato, oppure con una delle squadre che non hanno grandi giocatori, si deve stare sempre attenti”

Poi un aneddoto passato relativo a un match contro il Siena: “Proprio in relazione a questa esperienza qua, prima di una partita contro il Siena che era ultimo in classifica, i giocatori pensavano che fosse una partita facile. Non dicevano ‘ci riposiamo’, ma più o meno. Lasciai perdere tutta la settimana poi a fine settimana, chiamai Capello e gli dissi ‘a me questi discorsi non stanno bene. Bisogna provvedere. Allora facciamo così: a fine riscaldamento mi incavolò con loro perché non si sono riscaldati bene, avendo di fronte l’ultima in classifica. Poi tu fai il resto’. Infatti, mi incavolai di brutto e magari avranno detto ‘questo è scemo’, però voglio dire il problema di fondo era quello di avere un fine. Poi ho detto a Capello ‘adesso pensaci tu che sei il mister, io con loro non voglio neanche parlare’. Capello senza dire nulla, ha preso la porta e gli ha dato una botta togliendola quasi dai gangheri, e se ne è andato via. Abbiamo stuzzicato la squadra che dopo 20 minuti vinceva già 2-0

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