Riconfermare un allenatore a cui non hanno sorriso i risultati (scomodo pure il confronto con i propri vice), rientrato in ospedale a curare una recidiva che si dice non sia banale – e probabilmente, così ha scritto Repubblica, non disponibile per il ritiro – e supportato da due soli gruppi della tifoseria (per quanto rappresentativi e “attivi”). Dopo che si era fatta balenare l’idea di un cambio di rotta, che avviene, a star larghi, solo per metà, sostituendo il poco mediatico Bigon con lo zero mediatico Sartori (in un contesto che ha storicamente bisogno dei Maifredi, tennista e cantante a tempo perso, e degli Ulivieri, politico, tombeur desfemmes e PR naturale, e ha rifuggito la solitudine guidoliniana, uno che quotidianamente cercava il suo Mortirolo a Gaibola, come se fossero montagne e scalate paragonabili).

Questo è il Bologna di oggi e del futuro, battuto in campionato sul filo di lana dall’Udinese allenata prima dal deb Gotti, un passato all’ombra del grigio Donadoni, e poi dal super deb Cioffi: squadra di solidi bussatori a cui nessuno chiede fire and desire. Tredicesimi “all life long”, sempre e comunque, Arnautovic come addizione a un esangue e datato reparto offensivo e sottrazione agli inserimenti dei centrocampisti. Le cifre parlano chiaro: la miseria di 4 le reti segnate dai midfielder, 3 Svanberg (rendimento in calo, comunque) e 1 Schouten (troppo a lungo assente per esprimersi compiutamente). In questo senso il peggior reparto di mezzo della Serie A.

Leggo che Sartori è sceso nel dettaglio con Sinisa e gli ha suggerito una rivisitazione dell’assetto mantenendo la difesa “dispari” e giocando comunque con tre attaccanti per ovviare al Bologna poco creativo e semi-disastroso del girone di ritorno (che poi si continui a celebrare il 2-1 con l’Inter va bene, per carità, è solo un errore che capita di…Radu). Fu il modulo che rese grande, nel girone di ritorno, il Bologna di Ulivieri, Baggio e Kolyvanov al servizio di Andersson (diciamo, oggi, Orso e Barrow fissi con Arna), ma nessun regista. Per cui, se aboliamo il vertice basso, Schouten va sul mercato. Non solo, visto che i due esterni debbono essere “a tutta fascia” e Hickey è il tesoretto a cui attingere – si continua a non smentire chi afferma che il Bologna è in auto-gestione, quello che esce deve essere controbilanciato da quello che entra – non credo che bastino De Silvestri e Djiks, attempati dalla loro parte. Ci vuole gente giovane e si deve sapere che 2 cambi su 5, sempre, vanno “sprecati” per questo, come faceva Del Neri.

Allontanato il “parafulmine” Bigon, sentina di tutti i mali, risplenderà – almeno si spera – il Sole dell’Avvenire, però scommetto che anche l’anno prossimo non ci sarà un obiettivo. Il record…il decimo posto…primi in regione…il primato del Nord Est…la squadra della città con le torri e le mura che fa più punti…insomma spazio alla fantasia. Delle volte sembra che ci vogliamo passare il tempo, non avendo niente di meglio da fare.

Infine, le call si possono fare anche collettive, non solo con la firma di comodo – e di prestigio - pronta a blandire e giustificare. Commisso l’ha condotta a modo suo, non è di sicuro un gentleman, ma ha detto una gran cosa – a parer mio – per il suo popolo. “22 punti in più dell’anno scorso”. Come è pure che diceva l’assessore Cangini?

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