Mal comune, mezzo gaudio. Il biancoblu si mangia con avidità e soddisfazione la Tortona che si è bevuta un Segafredo, e il rossoblu sogna che la Spezia sia un condimento adatto a rendere finalmente e positivamente un po' piccante un lunedì sera troppo atteso per essere vero. Dopo una settimana esageratamente grottesca per essere verosimile: vengo, non vengo, strisciono, non strisciono, ci siamo allenati bene (che è come dire: siamo esperti nelle cose che non contano un tubo). 

Riavvolgiamo il nastro. Per costruire la cordata dei "nanetti" che riporti in carreggiata il Bologna del dopo Porcedda (con la a, chiamarlo Porceddu indica solo appetito e poca predisposizione calcistica, è un errore in cui, al limite, potrei incorrere io) Giovanni Consorte cerca Massimo Zanetti...sì, tramite il centralino della sua azienda a Pianoro. Gesto di umiltà ripagato da una concessione, qualche giorno dopo, di un segretissimo numero di cellulare (io, che sono notoriamente un suo uomo, non lo possiedo. Ho i riferimenti della moglie, ma non è la stessa cosa). 

Piano piano monta la panna dei rivoltosi, crescono le pashmine quando si va in tv, una sorta di "dress code", e Saputo, presto padrone delle ferriere, vuole cercare Zanetti in persona: Baraldi è troppo poco. Sguinzaglia Taco, allora ancora sodale, il quale incoccia in un giornalista che, informalmente, gli curava i rapporti con la stampa (nella suite ai Portici Joe riceve perfino il Civ, che esce dall'incontro perplesso. Io no, dignus non sum). Il collega - oggi dedicato, per sua fortuna, ad altre piste calcistiche, più "remunerative" professionalmente - cerca Consorte che gli inoltra il cellulare di "Caffettino" (dai, facciamo contenti i trinariciuti). Presumo senza avvisarlo. 

Joey lo chiama e, come noto, si innesca la gag della pennichella. Da allora Zanetti è l'insensibile reprobo e Joey il tycoon gentile e "inclusivo" a cui viene sbattuta la porta in faccia. Tutte leggende metropolitane, per farla corta.

Poi, lo sport è un grande lavacro e le carte in tavola cambiano lentamente ma sostanzialmente. La Virtus retrocede, le Coop si sfilano (dopo avere, obiettivamente, fatto il loro) e Zanetti diventa leader della V nera. Coppa Italia, promozione, Champions, scudetto, supercoppa. Una sfilata di trofei che solo il più "autentico" dei tifosi della F può sminuire: siamo qui per fare balotta e sostenere la storia, che ci frega della bacheca?

Il punto è che questo modo di pensare ora è diventato parte integrante anche del tifo del Bologna. La bacheca non si rimpolpa perché è impossibile, l'importante è stare in A, qualunque sia il rendimento, Saputo, se non è un santo, è almeno una buona perpetua della parrocchia, dove si arrivi in classifica non ci interessa (oh, in MLS è uguale, per gli ex Impact) e gli unici strali vengono solitamente indirizzati a Bigon, il quale ha le stesse responsabilità "finali" dell'omino con il leccalecca ai pit stop in Formula 1. 

Dice: Mihajlovic. Sì, certo, molti sono arrabbiati (su alcune cose giustamente) con il coach serbo, ma il suo arrivo e la sua permanenza, succeduti all'esperimento più presuntuosamente strampalato della storia rossoblu, ovvero il fire and desire di Inzaghi, hanno centrato un disegno preciso. Giocatore e allenatore reputato, molto ben pagato, poi molto ammalato e rimasto per il volere del club, Sinisa per tre anni ha coperto tutte le magagne. Poi il giocattolino è andato in pezzi perché ci vuole anche della sostanza tecnica e Saputo, forse, narrant, fertur, ha detto ai dirigenti "arrangiatevi, tanto esce e tanto deve rientrare". Il mister si è adeguato all'andazzo e...si vede.

Legittimo, certo. Solo che non ce lo hanno mai raccontato, continuando a menare il can per l'aia come fu all'inizio. Però ora manca un presupposto: presenza e credibilità del padrone. Ma non verso la città, che più o meno beve tutto. Verso il mondo del calcio. E' lì che Saputo è scomparso, è lì che - per quanto bravo sia - non possono accontentarsi di Fenucci. All'inizio il canadese  destava curiosità e adesso suscita il più totale disinteresse.

Che poi uno conta per quel che vuol contare. Intendo dire:leggo sempre "giornate passate in ufficio, a Casteldebole". Ma a far cosa, di grazia, se la parte tecnica non lo riguarda e proprio non gli interessa, e la partita/stadio la regge tutta Fenucci. Boh.

Una quota della città mi addebita uno strano comportamento. Le sconfitte del Bologna sono colpa di Saputo, le sconfitte della Virtus non sono colpa di Zanetti. Ho già avuto modo di spiegare in privato che la Virtus i trofei li ha vinti e cerca di vincerne ancora - dotandosi di giocatori e tecnici all'uopo forgiati -, il Bologna invece è proprio allergico a questi discorsi, e tale allergia è nel DNA del proprietario. Poi non mi avete sempre detto che calcio e basket non sono paragonabili? Perché, se così fosse, Saputo poteva prendere la F e fare faville (se ne è capace). E' stato a lungo corteggiato, in famiglia forse avrebbero pure gradito ma alla fine c'é ancora Muratori. Non è che qualcuno gli ha detto che un suo arrivo alimenterebbe grandi speranze e che proprio per questo lui abbia schivato l'oliva?

Non so quanto durerà, la sensazione - vedendo i movimenti delle truppe - è che siamo, più o meno, a febbraio del '45 dalle parti di Salò (qualcuno spero ricordi cosa successe ad aprile). Chi si doveva piazzare ha già trovato o troverà ruoli federali. Tra poco - un poco che ha durata variabile - si volta pagina e i più furbi o i più in gamba si sono già collocati. 

La realtà è che i crescenti successi della Fiorentina e la monetizzazione gigantesca di Percassi sono due sue enormi sconfitte. Esce Vlahovic, entra Piatek, punti, gioco e gol sono identici. Inoltre Italiano è il più "progettuale" dei nuovi tecnici. Percassi è un genio che fa calcio perché lo appassiona, gli interessa e ne capisce (metà Bologna pensava fosse solo un fortunello, pensate a quanto è diffusa la competenza...). Ha già monetizzato uno zero in più di quel che riuscirà a Saputo e continuerà a divertire la sua gente ed essere riconoscibile come un punto di riferimento europeo. Grande invidia, sì, almeno da parte mia, soprattutto per la sua gente.

In questo contesto conta zero quel che succederà con lo Spezia. Certo, se non si vince si aggraverà un cammino già molto accidentato. Non cambierà nessuno dello staff, a meno di rovesci epocali. Resteremo in questo limbo di poca pregnanza fino a che il Big Ben non dirà stop. E, come 8 anni fa, a dispetto delle panzane propalate ad arte, non ci sarà nessuna Mezzolara alle porte: chi comprerà rileverà Centro Tecnico e progetto Dall'Ara, gli spiantati sono esclusi.

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