Andrea Bosco si è soffermato sul caso Juventus e l'inchiesta Prisma, una notizia che è arrivata come un fulmine a ciel sereno e che ha visto tutto il CdA bianconero dimettersi in blocco, compresi il presidente Andrea Agnelli ed il vice presidente Pavel Nedved. Il giornalista di fede bianconera ne ha parlato proprio nel suo editoriale per Tutto Juve: “Affondate la Juventus. Come nella seconda guerra mondiale con  l'ordine partito dall'ammiragliato inglese “Affondate la Bismark“,  che coinvolse nella caccia (e poi nella distruzione) della corazzata nazista, mezza flotta di Sua Maestà Britannica,  allo stesso modo una “muta“ di carnefici si è messa sulle piste della società degli Agnelli per “azzerare“ la signora degli scudetti. Come nel 2006 con Calciopoli. Peggio che nel 2006. In questa vicenda, indecente per tantissimi aspetti, la cosa più indecente è chi spara  alle spalle  a chi è già  “ferito“. Non ci sarà futuro per Andrea Agnelli: è cominciata alla Juve l'era Elkann. Che ha già nominato dopo le dimissioni del Cda due suoi pretoriani: una  linea grigia, che ha competenze, ma non ha un  volto. Non rilascerà interviste. Non farà volare il cuore e la fantasia dei tifosi. Si occuperà dei conti. Di risanare il bilancio. Di abbassare il monte ingaggi. Di ricostruire una faccia   più rassicurante alla Juventus. Oggi Madama, sembra una di quelle matrone con il belletto sfatto, sotto al quale emergono rughe profonde”.

Bosco ha poi aggiunto: “La Juventus ha emesso un comunicato nel quale si dice serena del proprio operato. Un comunicato è nulla: si dice sempre così. Tutti sono “fiduciosi“. Ma vale la pena di rammentare che per ora i reati sono “presunti“. E che il rinvio a giudizio di 13 indagati è ancora nulla se le ipotesi accusatorie non saranno dimostrate. Intendiamoci: se la Juventus ha commesso irregolarità, io sarò il primo a chiedere  ne renda conto. Adoro chi bluffa e sa farlo: detesto i bari. Quindi: eventualmente, Covid o non Covid, nessuna comprensione. Ma  voglio le carte, voglio le prove. Non voglio che come per il processo di Napoli ( “palla calda, palla fredda, palla tiepida“ ) alla fine le prove dell'accusa sul sorteggio arbitrale  spariscano dal tribunale e quei bravi giudici per inchiodare Moggi si avvalgano di (sic!) diapositive”.

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