Materazzi e Ronaldo - Twitter
 

Il campione del mondo 2006, Marco Materazzi, ha parlato dello Scudetto sfiorato con la sua Inter nel 2002, facendo riferimento alla triste data per in nerazzurri del 5 maggio. Lo Scudetto andò alla Juventus che trionfò all'ultima giornata, in virtù della sconfitta esterna interista all'Olimpico contro la Lazio: 
 

"Le prime lacrime di gioia le ho versate a Madrid, lì si chiudeva un cerchio. Avevo iniziato con le lacrime di gioia del 5 maggio e ho chiuso con le lacrime di gioia di Madrid. Ho sempre detto che darei volentieri 2-3 scudetti per riavere quello del 5 maggio, era un momento importante, non eravamo favoriti e siamo arrivati a giocarcela, era un momento di rifondazione. Abbiamo sbagliato noi all’ultima giornata, però ci sono state circostanze nell’arco del campionato che poi sono venute fuori, senza voler polemizzare. Quello Scudetto sarebbe stato il più bello”.

 

Alla domanda 'Cosa succede prima di una partita come quella del 5 maggio?', Materazzi ha risposto: "Penso sia successa la stessa cosa a Bologna, ho rivissuto un po’ le stesse sensazioni anche se da spettatore. Serve la mente fredda e il cuore caldo, anche un pareggio cambiava completamente la visione del campionato. Subentra forse la troppa convinzione di avere davanti una squadra che non ha niente da pretendere, poi manca la lucidità, tutti vogliono risolvere la partita. Il 5 maggio c’erano giocatori che volevano segnare da centrocampo, questo fa capire che la lucidità non è massima. Intanto bisogna non perdere, purtroppo non è successo ed è arrivato quell’infortunio, ma il Bologna ha avuto anche altre occasioni. Bisogna crederci fino all’ultimo minuto dell’ultima partita, ieri a Udine c’era la paura di non vincere dopo quel gol subito. In questo momento l’Inter può solo vincerle tutte, poi se non dovesse succedere l’anno prossimo si ripartirà anche se con dispiacere. Il Milan non ha un calendario semplice come non ce l’ha l’Inter, in questo momento giocano tutti per far male. Ai miei tempi non esisteva quel gioco che parte da dietro, a volte bisogna anche essere pratici. Non è una critica a Inzaghi ma al movimento calcio degli ultimi anni. Io voglio bene a Toldo, ma con quel piede che aveva allora non poteva giocare". 

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