Non solo personalità spiccate come Diletta Leotta, Pierluigi Pardo o Dario Marcolin (giusto per citarne qualcuno),  il mondo di DAZN ci regala tanti altri volti come quello di Tommaso Turci, un vero e proprio ‘fuoriclasse’ nel riuscire a trasformare le telecronache in autentiche 'favole' calcistiche ricche di sfumature e dettagli e frutto di occhi attenti e desiderosi di far conoscere quello che, a detta sua, è il ‘gioco più bello del mondo’. Da mezz'ala sinistra a bordocampista, passando per coordinatore, conduttore, autore e ‘scovatore’ di sponsor. La voglia di crescere e spingere al massimo sono le caratteristiche di un giornalista come Tommaso con tanta "palestra" alle spalle, una vera e propria gavetta nella terra dei campi delle categorie inferiori, che ha deciso di dar voce al suo lavoro in esclusiva ai microfoni de Il Pallone Gonfiato, non tralasciando tematiche importanti che riguardano il nostro panorama calcistico attuale.

Sei cresciuto come calciatore nelle giovanili del Sassuolo, ma ora ti sei ‘incoronato’ come giornalista e bordocampista DAZN. Il giornalista è probabilmente il mestiere più ‘anarchico’ che esiste, ma quando hai capito che era questo il tuo lavoro ideale e quello che volevi fare? E quando hai raggiunto la consapevolezza di esserti costruito una certa ‘credibilità’ nel tuo campo?     

"Ho sempre voluto fare il giornalista. Fin da piccolo giocavo a fare le telecronache davanti ai videogiochi, al parchetto o all'oratorio con i miei amici e mi divertivo ad impersonarmi inviato. Ho sempre voluto fare questo, era una cosa che avevo dentro. E' un lavoro ‘anarchico’ fino ad un certo punto, la preparazione dipende sicuramente da te. Più sei preparato e più riesci a padroneggiare qualsiasi tipo di argomento. Ma si tratta anche di un lavoro di squadra dove diventa fondamentale servirsi del feedback dei colleghi, dell'aiuto costante nel cercare di avere notizie ed informazioni sui protagonisti, ma anche del lavoro del coordinatore editoriale o del redattore che ti aiuta a trovare dei temi interessanti poi da sviluppare nella diretta. La credibilità? Ne sono diventato consapevole quando ho capito che il mio percorso partiva da lontano. Il tempo ti da la credibilità, anni di commento e di lavoro, ma anche passione e voglia di migliorarti, l'equilibrio e l'oggettività. Non c'è un limite a questo, io stesso mi sento che posso crescere ancora tanto".

Come si prepara un match e quanto tempo prima comincia la preparazione? Qual è il momento più ‘noioso’ o, per dirla in termini meno drastici', meno ‘dinamico’ nell'ambito della preparazione di una partita? 

“La preparazione sta alla base di tutto e va a colmare ogni tipo di lacuna. Più sei preparato più hai voce in capitolo sia che si tratti di squadre che commenti quotidianamente come il Milan o l'Inter, sia di squadre di seconda categoria. La preparazione è diversa tra telecronaca e bordocampo: nella prima è più importante scoprire dettagli riguardanti i calciatori stessi, cercare di capire come giocano, come sono fatti, la loro conformazione fisica e magari avere meno numeri legati ai temi del post partita mentre nella preparazione di un bordocampo è importante avere una certa ‘dinamicità’ nello studio, nel cercare di avere più informazioni possibili, sentire i colleghi, leggere i giornali, studiare numeri e dati. Momenti ‘noiosi’? Non ce ne sono! Quando vai a studiare squadre già trattate ti sembra di riprendere in mano quello  che sai già, ma scopri sempre cose nuove. Direi che non ci si annoia mai”.

Ti vedo sempre preciso e preparato tanto da risultare ‘impeccabile’ durante un collegamento o al termine di un match e mi salta alla mente una curiosità. Hai sempre detto che da bordocampo si vede un'altra partita ed a volte si fa fatica a seguire il gioco nel suo insieme, dunque ti è mai successo di trovarti in difficoltà nel dover spiegare una partita? 

"Da bordocampo la partita non si vede, si sente. Percepisci gli umori dei protagonisti, le sensazioni, le sfaccettature emotive e dunque fai fatica ad analizzarla da un punto di vista tattico. La mia forza in questo mestiere, nel guardare una partita da vicino, è sempre stata quella di aver visto tante partite da lontano. Aiuta anche il fatto di aver giocato a calcio, conoscere dunque il gioco e le distanze. E' chiaro che poi bisogna essere bravi a fine partita a capire quali sono stati i temi della gara quindi chi ha sbagliato, com'è nato il gol, qual è stato l'errore. A bordocampo non ci sono i replay, non puoi perderti nulla, devi capire tutto. Un modo per cercare di farsi trovare pronti e preparati è anche il confrontarsi con il coordinatore editoriale che è quello che va a dire al telecronista di darti la parola quando la vuoi, nel bordocampo attivo di una partita, o con i colleghi, cercare di capire i temi da sviluppare in un post partita".

Il tuo si tratta di un lavoro oserei dire ‘maniacale’. Ma tu sei un tipo maniacale anche nella vita di tutti i giorni oppure magari questo lato di te è legato semplicemente al tuo lavoro e non alla tua persona?          

"Non sono affatto maniacale nella vita di tutti i giorni. Sono una persona molto tranquilla che ama passare del tempo con le persone a cui tiene e godere delle cose con grande semplicità. A lavoro sono molto ambizioso tanto da voler sempre crescere e migliorare. Un po' una droga, ascoltarsi sempre e cercare di limare i proprio limiti. Cambiare anche il proprio modo di comunicare rispetto a quello che è stato il modo di comunicare nel giornalismo degli ultimi anni quindi cercare sempre una chiave nuova e originale per raccontare qualcosa. La grande critica che ho sempre avuto nei miei confronti mi permette di crescere ed essere sempre meglio rispetto a quello che ero prima. Si cresce così, con una determinazione e una fame che probabilmente mi ha dato lo sport, ma che è intrinseca in me da sempre. La mia caratteristica principale è la cattiveria agonistica. Non mi sono mai sentito particolarmente talentuoso, semmai mi sono sentito molto, molto affamato".

Passando in rassegna il panorama calcistico attuale.. Opta ci parla di una statistica impressionante ovvero che il Napoli vincerà lo Scudetto al 98,76%. Pensi che esiste quella minimissima parte di poterlo perdere? Ma soprattutto, mettendosi nei panni di un allenatore e di una squadra avversaria, come si ferma uno squadrone come quello di Luciano Spalletti?   

"La squadra di Spalletti penso sia una delle squadre più divertenti che ho seguito da bordocampo. L'anno scorso ho visto partite ben giocate con Mertens, Insigne e altri che sono andati via, ma quest'anno è diverso. La grande caratteristica di questa squadra è che tutti quelli che sono chiamati in causa riescono a rendere al meglio, non ci sono 11 o 12 titolari, ma ce ne sono 15/16.  Tutti quelli che entrano fanno la differenza come Raspadori in Champions, Simeone a San Siro, a Cremona e con la Roma, ma anche Mario Rui e Olivera a sinistra e così via per tutti gli altri ruoli. Non c'è nessuna squadra che va a livello del Napoli e che ha quella continuità di risultati. E' una squadra bellissima e che merita lo Scudetto in tutto e per tutto. Raggiungere la banda Spalletti? Molto complicato, c'è bisogno che una squadra cominci a vincere e non smetta più. Ad oggi le inseguitrici hanno dimostrato che non hanno quella continuità".

Mi stupisce invece il crollo del Milan quando tutti, ancor prima della pausa Mondiale, puntavano il dito verso un possibile crollo partenopeo. A cosa pensi sia dovuta questa sorta di crisi? Rosa carente, condizione atletica scarsa oppure appagamento per lo Scudetto vinto lo scorso anno? 

"Il Milan deve assolutamente ritrovare le sue certezze non solo dal punto di vista tecnico, ma anche emotivo. Una squadra che non solo ha bisogno di Theo Hernandez, Leao e altri giocatori fondamentali al top, ma anche di ritrovare quella voglia di reagire agli schiaffi che prima era una delle sue caratteristiche principali. Restare in partita, avere fame, voglia di reagire, sacrificarsi per il compagno, cose che adesso mancano. Ci sono dei giocatori che hanno pagato sensibilmente il Mondiale come Theo che si è sgonfiato dopo la finale persa con l'Argentina. Se prima poteva essere uno dei migliori terzini sinistri del mondo, adesso è in netta difficoltà. La cosa che stupisce di più di questo Milan è l'inconsistenza nella fase di non possesso. Non solo manca un po' di attenzione, ma quando il Milan subisce uno schiaffo o un gol anche con troppa facilità, poi non riesce più a reagire. Bisogna ripartire da lì, fare uno ‘switch’ mentale e capire che quest'anno non si lotta per lo Scudetto, ma per la Champions League. Bisogna farlo in fretta visto che a breve ci sono degli ottavi da giocare".

Non posso non citare il tema che riguarda le ormai ‘famose’ plusvalenze della Juventus. C'è chi parla addirittura di un disegno criminoso, civilistico e sportivo perchè sono stati falsificati dei bilanci. Com'è il punto di vista di Tommaso Turci su questo argomento? Inoltre, soffermandoci sempre sulla condizione del club bianconero, se fossi in Allegri quali soluzioni adotteresti per cercare di uscire da questo ‘tunnel’ oscuro?

"Io preferisco parlare di calcio e di quello che succede nel campo.  Il -15 alla Juventus è un grande dispiacere e non fa bene a nessuno, neanche al campionato italiano e a chi vuole seguirlo con attenzione. Questo non fa altro che, ripreendendo le parole di Gasperini, far perdere di credibilità alla Serie A. Se ci saranno ancora dei processi o delle penalizzazioni si parlerà poco di calcio e molto di quello che succede fuori, vorrà dire che il calcio passerà in secondo piano ed è un gran peccato. Vedremo cosa succederà, di certo mi aspetto che la Juventus abbia una grande reazione da questa situazione. Dovrà essere bravo Allegri a fare quasi da psicologo con la squadra. Mi auguro in futuro di non dover parlare di quello che succede nei tribunali, ma di quello che succede in campo perchè alla fine parliamo del gioco più bello del mondo".

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