La rinuncia di Jannik Sinner a giocare un ottavo di finale di un Master 1000 per protestare contro l'organizzazione per il troppo poco tempo di riposo concesso agli atleti tra un match e l'altro ha fatto molto rumore nel mondo dello sport, e Ivan Zazzaroni, nel suo editoriale del Corriere dello Sport, ha giudicato giusta e sacrosanta la scelta del tennista altoatesino, prendendolo come esempio contro il sistema calcio che, sottomettesso ormai al dio denaro, spesso mette in secondo piano la salute dei suoi professionisti. 

Zazzaroni: "I nostri calciatori per i soldi mandano giù tutto"

Commentando la scelta del tennista italiano, sempre più popolare nel mondo dello sport, il giornalista crede che il suo gesto debba servire come lezione al mondo del calcio “che di solito si ferma alla critica plateale prima di arrendersi puntualmente a orari intollerabili, calendari impossibili, istituzioni vendute e fameliche”. Zazzaroni ha poi continuato: “ […] a ventidue anni Sinner è sulle orme di Valentino Rossi in termini di popolarità e guadagni (oggi vale una ventina di milioni) ed è quindi condannato a non fermarsi mai e alla prestazione assoluta. Eppure ha avuto il buonsenso e il coraggio di ritirarsi, una mossa che gli organizzatori di Parigi e l’intero sistema non hanno gradito, una decisione realmente eccezionale, apprezzata e sostenuta da campioni d’altri tempi come Paolo Bertolucci e Adriano Panatta. Dove voglio arrivare? Al fatto che i nostri calciatori, ancor prima degli allenatori, per i soldi mandano giù tutto. Insieme a tecnici, medici sportivi e preparatori, ripetono in continuazione che si gioca troppo a scapito tanto della loro salute quanto dello spettacolo. E poi cedono.”

Sinner impegnato in un match

“Oggi il calcio è in mano ai cattivi”

Continua così il duro sfogo di Zazzaroni in merito alla situazione di totale asservimento del sistema calcio nei confronti dei capitali: “Ogni tanto ad alzare la voce provvedono i vari Mourinho e Sarri: ma le loro denunce vengono fatte passare per ricerca di alibi e metabolizzate nel giro di ventiquattr’ore, salvo deferimento. La verità è che abbiamo finito i buoni, i campioni capaci di dire di no: ero ragazzo quando Rivera e Bulgarelli combattevano battaglie per il bene del pallone. Oggi il calcio è in mano ai cattivi, a chi vende il Mondiale agli arabi; arabi che si stanno comprando tutto, anche le coscienze. Non escludo che nel giro di poco tempo possano prendersi il sindacato internazionale dei calciatori, da anni asservito al potere. Perfino i buoni, o presunti tali, come Gabriele Gravina, non riescono più a contrastare l’arroganza dei cattivi i quali, per azzerare l’opposizione, la disarmano o inglobano. Ogni tanto, lo confesso, mi prende la nostalgia della rivolta di Kyalami ’82, quando i piloti di F1, molti dei quali miliardari, decisero di non correre il gran premio del Sudafrica". 

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