Il Torino ha subito l'ennesima sconfitta in casa da un Parma quasi perfetto. Male quasi tutti, eccetto Baselli e Sirigu, decisivo in alcune circostanzeAvviso ai naviganti: il Toro è una squadra inaffidabile, e la sconfitta di ieri contro il Parma lo ha certificato. Una partita che doveva servire per mettere in cascina 3 punti e garantirsi una sosta tranquilla e ad alta quota di classifica; l’occasione per Belotti di scacciare ancora una volta via i fantasmi della Nazionale che sembra poter fare a meno di lui; la prova del nove per Mazzarri, che alla vigilia aveva puntato sul solito 3-5-2 che aveva tramortito la Samp la settimana scorsa. Alla fine, niente di tutto ciò. Il Parma è stato praticamente perfetto in tutta la gara, nonostante i sei cambi rispetto alla precedente gara (dentro Bastoni, Grassi, Inglese, Biabiany, Scozzarella e Barillà per Ceravolo, Siligardi, Gobbi, lo squalificato Stulac, Rigoni e Deiola): i ducali hanno dimostrato sul campo di essere attrezzati per conquistare la salvezza, alternando bel gioco a gestione della gara nel secondo tempo. Per inciso, se non ci fosse stato un grande Sirigu, il passivo sarebbe potuto essere molto più pesante per il Toro. Il 4-3-3 “d’aversiano” ha messo sotto scacco i granatao soprattutto sulla fascia sinistra, dove Gagliolo ha spinto in continuazione in barba al ruolo di terzino bloccato, Barillà lo ha messo in condizione di avanzare e gli ha guardato le spalle e Gervinho ha garantito profondità, dribbling e gol. Scozzarella, all’esordio dall’inizio in Serie A, ha gestito il pallone senza fretta, grazie anche a una marcatura non troppo stretta dei mediani del Torino. Inglese, in avanti, ha protetto palla con una tecnica sopraffina e ha lavorato sporco quando c’è stato da lottare contro i difensori. Mazzarri, oltre ai 3 punti, sembra aver perso pure la certezza del suo modulo: con il 3-5-2 (che in realtà è stato un 3-4-2-1 con Soriano e Iago Falque dietro Belotti) la sua squadra è parsa imbrigliata e incapace di andare in verticale. Sia i difensori che i centrocampisti hanno preferito passarsi il pallone in orizzontale fino al limite dell’area, mentre Iago non è quasi mai riuscito a incidere sull’esterno, disinnescato dalla premiata ditta Gagliolo-Barillà. Nel secondo tempo, con l’ingresso di Zaza, si è passati al 4-3-1-2 con lo spagnolo a sostegno di Belotti e Zaza e, se possibile, la squadra ha fatto peggio. Segno che si dovrà continuare (o ricominciare) a lavorare su sistemi tattici differenti, che possano esaltare le caratteristiche dei calciatori fino ad ora in ombra e dare la possibilità di variare il tema tattico. Negli ultimi minuti, alla ricerca del disperato pari, si è addirittura visto un 4-2-4 di “venturiana” memoria con Iago in regia al fianco di Rincon, Berenguer e Parigini sugli esterni e i due attaccanti in avanti. Bene il giovane prodotto del vivaio granata, fra i migliori non fosse altro che per il carattere con cui è sceso in campo. L’impressione è che, visti gli uomini a disposizione, si possa ritornare al 4-3-3 con cui Mazzarri iniziò l’avventura in granata. Izzo e N’Koulou, al netto degli errori di ieri, possono giocare l’uno accanto all’altro in difesa, con De Silvestri e Aina (o Ansaldi) ai lati. Il centrocampo, che con Meité ha fatto vedere buone cose, resterebbe immutato, mentre davanti Belotti sarebbe supportato da due esterni di ruolo (Iago, Berenguer, Parigini, Edera, Damascan e, perché no, anche Zaza). Questa pausa, seppur senza i nazionali, dovrà servire per lavorare prima di tutto sulla testa che sulla tattica. Il dato preoccupante è che il Toro, da dodici gare, non ha quasi mai fatto la partita, qualsiasi avversario avesse davanti, subendo soprattutto in casa (solo 7 punti conquistati all’Olimpico, 10 in trasferta). Intanto le giornate passano, i fischi piovono e i punti volano via.
Calciomercato Bologna, due difensori sul taccuino di Sabatini
Il Bologna rischia grosso anche col Chievo: a Verona è 2-2

💬 Commenti