Leao Milan

Se a Sinisa Mihajlovic avessero predetto che contro la Lazio avrebbe ritrovato le certezze, altro che i quasi cinquecento scalini a San Luca. E invece al serbo è servito stravolgere tatticamente la sua squadra per travolgere l'avversario. Stefano Pioli, dopo la batosta in Champions contro l'Atletico Madrid, è invece riuscito a imballare e surclassare l'Atalanta con un Milan ancora giovane, sempre pratico e di grande qualità, sempre nel segno delle certezze di modulo e uomini. Sono state le vittorie più belle della giornata, quelle di felnisei e rossoneri, perchè più nette anche se spettacolari. Merito di due allenatori che hanno saputo ora osare (vedi Milan) e ora accettare di dover cambiare (vedi Bologna). Il risultato è sotto gli occhi di tutti: due prove di sostanza e di bel gioco contro chi - la Lazio di Maurizio Sarri e l'Atalanta di Gian Piero Gasperini - hanno verticalità e calcio spettacolare nel dna. Complimenti ai tecnici vincitori, e ai giocatori che hanno scelto di seguirli pedissequamente nel percorso di cambiamento mentale prima che tattico e di idee di gioco. Da Theate a Brahim Diaz, da Hickey a Rafael Leao: giovani e bravi, con margini di crescita notevoli. L'altra faccia della medaglia è il cinismo di due squadre come Inter e Juventus, capaci di meritarsi i tre punti anche senza rubare gli occhi.
Contro Sassuolo e Torino, Inzaghi e Pioli hanno saputo pescare bene dalla panchina e aggiustare tutto quello che sino a quel momento girava a vuoto. Umili nel variare, sornioni nel godersi successi meritati perchè prima di tutto frutto di ragionamenti e non di fortuna da raccogliere sul ciglio della strada. Nella giornata in cui Osimhen ha marcato visita con il gol, Lautaro si è candidato a prendersi la poltrona dei bomber: ci sarà da divertirsi, in questo senso, ma occhio anche agli alter ego Dzeko e Insigne, leader silenziosi in campo e fuori. Più che pescare, Ivan Juric al Torino non ha potuto che raschiare il fondo di un barile pieno zeppo di infortunati: Belotti, Praet, Pjaca e Zaza, praticamente tutta la potenza di fuoco granata ad eccezione di Brekalo e Sanabria che, nel derby, sono rimasti in campo per forza di cose prima di essere sostituiti da centrocampisti di riempimento e senza qualità. Nelle prossime due settimane, la palla passerà allo staff medico, su cui Juric non si è risparmiato, come suo solito. 
Luciano Spalletti e José Mourinho hanno sorriso insieme davanti alla telecamere, ma fuori dagli obiettivi hanno parimenti continuato a studiarsi in vista dell'appuntamento del 24 ottobre in cui saranno l'uno di fronte all'altro. Nel frattempo la Roma ha convinto contro l'Empoli, e ha trova il sesto legno di Abraham (!), mentre il Napoli ha subito e poi capovolto la Fiorentina, chiaramente in difficoltà quando deve affrontare una grande. I punti - zero - contro Roma, Inter e Napoli sono la conferma. Se, come fatto con Pellegrini, Mourinho riuscirà a far decollare definitivamente anche Zaniolo, il calcio italiano e la serie A avranno finalmente guadagnato un altro asso. In questo, il tecnico portoghese è garanzia di qualità. Il suo mezzo capolavoro, invece, Spalletti lo ha fatto puntando su Rahmani e Anguissa per cambiare (in meglio) il suo Napoli.
Complimenti anche a Igor Tudor e al suo Verona, capace di fare un sol boccone dello Spezia. Per i liguri, i quattro gol subiti sono l'ennesima avvisaglia di un cambiamento repentino da attuare: forse partendo già dalla panchina, con Thiago Motta che traballa.
Due settimane di stop serviranno adesso per cementificare o ricostruire, lavorare sui muscoli e sui nervi. In attesa della nuova fase di un campionato divertente che sta tracciando, con il passare delle giornate, le diverse strade alle rispettive squadre. Da percorrere, se possibile, sempre a velocità sostenuta: dopo la sosta, servirà correre più forte. 

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