La paura forte di non poter più giocare a calcio, come in occasione della doppia diagnosi di cancro ai testicoli. Questa é la sensazione che ha provato Francesco Acerbi a sapere che sarebbe potuto andare incontro ad un lunghissima squalifica dopo il caso di razzismo che lo ha visto coinvolto, nella disputa contro Juan Jesus. Il difensore dell'Inter intervistato dal Corriere della Sera, ha sfogato tutte le emozioni provate in attesa di conoscere il verdetto sul suo futuro

L'accusa di razzismo

Il difensore dell'Inter Francesco Acerbi ha voluto difendersi dall'infamante accusa di razzismo secondo il proprio parere, fatta a suo carico dai media e dai tifosi del Napoli e non solo, ribadendo la sua lotta ad ogni forma di discriminazione:

Mi sento terribilmente triste e dispiaciuto per tutto quello che é accaduto. Non si può accusare una persona di essere razzista per una frase che é stata fraintesa durante una partita e non si può continuare a farlo, anche quando é stata assolta. Non ho nulla contro Juan Jesus e sono dispiaciuto per lui, sono cresciuto con George Weah come idolo e quando ho ricevuto la diagnosi di tumore mi ha chiamato per farmi coraggio. Se ci ripenso mi emoziono ancora.

C'é stato e c'é ancora un grandissimo accanimento nei miei confronti, nonostante io sia stato assolto. Si stanno insultando, massacrando e minacciando una persona e la sua famiglia come se avesse ucciso qualcuno e mi sento come se fossi uscito di galera. La sentenza é stata una liberazione e sono contento che si torni a giocare sabato, perché ho temuto di non poterlo più fare e ho avuto paura per il mio futuro

Paura per la carriera

Acerbi-Juan Jesus
Acerbi e Juan Jesus

Acerbi al Corriere della Sera ha spiegato come ha avuto paura per il proseguo della sua carriera e come l'accusa di razzismo, sia stata più pesante da sopportare della diagnosi di cancro affrontato due volte:

Se mi avessero dato dieci giornate di squalifica per razzismo, non avrebbero distrutto solo la mia carriera come calciatore ma la mia reputazione come uomo e non avrei potuto farci nulla. Ho fatto tanto per cancellare l'etichetta di giocatore sopra le righe che ero da giovane e questo accanimento atroce nei miei confronti, mi ha ferito. Ho rischiato di perdere tutto in un attimo, é stato più pesante della diagnosi di cancro che ho affrontato due volte e sono testimone dell'AIRC.

Quello in confronto é stato una passeggiata. Tutti avevano già emesso una sentenza contro di me ancora prima che uscisse quella reale e lo fanno ancora. Sono stanco di questa vicenda e non voglio più parlarne. Non mi interessa della Nazionale in questo momento e parlerò con Spalletti riguardo alla mia presenza all'Europeo, ma voglio solo tornare a giocare

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