Ringraziato Mihajlovic per il lavoro e Donadoni per Palacio, il Bologna difficilmente cambierà dirigenza in caso di salvezza E così Torino ha rappresentato una svolta, e ciò accade per ben due club, su tre, all'ombra delle Due Torri. Quel Bologna in cui "Palacio sembrava Maradona" (parole del delusissimo Walter Mazzarri) e quella Virtus che in un colpo solo tribuna Chalmers, ancora indietro (avrà gradito?) e panchina Punter, ma ci pensano gli altri. Se il Bologna è buono, come complessivamente dimostrano le 7 gare di Mihajlovic (10 punti, noni in graduatoria assieme a Cagliari e Genoa, le pericolanti sono tutte dietro), allora sono buoni i giocatori, buoni chi li ha presi, scarso solo il tecnico di prima. Può essere. Aspetterei a sprigionare ottimismo un paio di mesi, sinceramente. La bontà del lavoro del serbo non verrà in ogni caso messa in discussione.Che si fosse clamorosamente toppata la scelta del coach è cosa arcinota. Pare che il criterio usato per il casting - ignorando il sospetto lasciapassare assoluto di Joe Tacopina - fosse lo stesso che si mise in pratica con Donadoni, ovvero la notorietà internazionale del mister (infatti Corvino, magari sbagliando, aveva messo gli occhi su Di Carlo, solo per non piegarsi alle logiche imperanti. Infatti fece le valigie). Fonti privilegiate assicurano che detta notorietà è una garanzia del management verso Joey Saputo, che ha una conoscenza del calcio italiano un po' "televisiva". Un nome e un volto noti lo rassicurano. Comunque Sinisa non assomiglia quasi in nulla al vulcanico (a parole) ma molto, troppo pareggiante allenatore degli inizi. Ora sta facendo un lavoro quasi insperato su un telaio disastrato dopo lo 0-4 con il Frosinone. E' verosimile che la squadra, come qualcuno che conta racconta, abbia accentuato le proporzioni della sconfitta per esibire a chi decide - leggasi Saputo - la necessità assoluta del cambio. Io probabilmente ho sbagliato, nel senso che ho letto quel ritardo nel cambio unicamente motivato dal fattore economico. In realtà è proprio non conoscenza dei meccanismi calcistici, qualcosa che, se non si è imparata in cinque anni, è difficile che su acquisisca in futuro. E già che ci sono, aggiungo che non mi aspetto cambi dirigenziali. Forse Bigon, ma forse. E aggiungo pure che sarei abbastanza terrorizzato da ribaltoni "al buio", cioè non sono affatto sicuro che un potenziale nuovo faccia meglio dei vecchi. A meno che non si ricorra a un volto noto e rassicurante, magari con competenza tecnica. Sarò solo, come spesso capita - ma non ho nessun bisogno di compagnia -, in questa analisi ma dico esattamente ciò che penso. Se restasse Mihajlovic, unico fautore della possibile rinascita (nessuno sconto di pena ai vari colpevoli del caos tecnico precedente), può forse pensarci lui. Ove la panchina cambi occupante, auguri. A scegliere in modo ragionato costoro hanno una percentuale molto bassa. L'esigenza di fare punti non è tramontata. E purtroppo Parma e Sassuolo, serie candidate a lasciarci la vittoria al Dall'Ara, fanno talmente schifo che è impossibile che la slavina duri ancora per molto: poi sono quasi salve, non del tutto. Noi abbiamo personalità, ordine e qualità, ma son tutte cose, per quanto positive, che non bastano. Le cifre della sfida vinta sotto la Mole darebbero ragione al Toro, ma noi abbiamo avuto una precisione chirurgica nei tiri e ancora una volta una grande intraprendenza sulle corsie grazie all'inedita coppia Orso-Djiks. Spesso "la grande bellezza" nasce dal caso, così la scarsa condizione di Destro e l'infortunio di Santander hanno spalancato una opportunità. Mi sia consentito, alla fine, di accendere un cero a San Donadoni. Girone di ritorno improponibile, esonero un po' "provocato" ma non immotivato, resta comunque il fatto che se non pianta un "busso" ai maggiorenti del club Palacio resta a mangiare l'asado. E noi con le ossa della polenta.
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