Negli ultimi giorni l'argomento Calciopoli è tornato alla ribalta dopo che l'ex dirigente della Juventus, Luciano Moggi, aveva svelato sulle pagine di Libero che aveva consegnato la chiavetta delle intercettazioni sia a Report sia ad altre cariche importanti di quell'epoca. Intanto l'ex presidente bianconero, Giovanni Cobolli Gigli, ha rilasciato alcune dichiarazioni a TVplay dove è tornato a parlare di Calciopoli. Ecco le sue dichiarazioni riportate da AreaNapoli.it.

 

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“Sono tifoso della Juve, c’era bisogno di me e ho cercato di fare il massimo in quel momento, ma non era semplice. Certo a distanza di anni, venire a sapere che c’erano delle intercettazioni di altre squadre e sapere che Guido Rossi, all’epoca commissario della Figc, non sapesse che poteva esserci anche l‘Inter di mezzo e assegnare lo scudetto a loro, non è bello per niente. So solo io quello che ho passato in quel periodo, per miracolo non siamo andati in serie C, c’è mancato poco, poi magari e sicuramente si risaliva".

"Ricordo una mattina, andai al Coni c’era presidente Petrucci, una brava persona che giudicava le cose in modo giusto e corretto, con lui a questo incontro c’era anche il commissario Rossi e a loro dissi: rimetteteci in Serie A con una penalizzazione forte, ma non hanno voluto rimetterla. Rossi diceva che non si poteva fare, ma ora si ridimensiona tutto e fa ancora più rabbia se ripenso a quel periodo. E tutto fa ancora più male”.

“Sentire che su 125mila intercettazioni la Juventus è coinvolta in modo irrisorio, è un tema che l’opinione pubblica dovrebbe trattare, ma qui in questo Paese preferiamo salvare l’orso e ammazzare la Juve sempre e comunque. Si crea un odio popolare, si dovrebbe fare qualcosa come una revisione da parte della Figc o togliere quello scudetto all’Inter, ma non frega niente a nessuno e non è giusto. Intendiamoci, non sto dicendo che alla Juventus ci fossero persone che andassero a messa e facessero la comunione, ma da qui ad essere il male assoluto ce ne passa”.

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