La Croazia acclama il suo primo Pallone d'Oro. Dietro le quinte di un premio meritato. La rivincita di Modric: dal buio della guerra alla luce del calcioDopo un lungo duopolio firmato Cristiano Ronaldo e Lionel Messi, ieri sera, nella sede di France Football, i versi della miglior poesia calcistica mondiale sono stati riscritti da una nuova stella, da anni spendente nella mesosfera dei top giocatori del pianeta ma per la prima volta entrata nella ionosfera del massimo esponente del football del pianeta. Luka Modric, dopo aver già conquistato i premi di The Best Fifa, di calciatore dell’anno Uefa e di miglior giocatore del 2018 IFFHS, ha ieri alzato al cielo, a Parigi, il primo Pallone d’Oro della propria carriera grazie ai ben 753 punti totalizzati dai votanti. A farne le spese sono stati Cristiano Ronaldo - secondo a quota 476 pt - ed Antoine Griezmann - terzo con 414 pt. Le indiscrezioni dei giorni precedenti alla premiazione sono state, così, confermate: Modric, il cervello di un Real Madrid capace di vincere tre Champions League nell’ultimo triennio, ha fatto tunnel al decennio di dominio dei “due marziani” nella scala dei calciatori top mondiali, raggiungendo il titolo più alto della propria carriera alla luce di un’annata record sia dal punto di vista individuale, sia da quello della squadra di club di appartenenza. L’ennesima ‘Coppa dalle grandi orecchie’ e una finale Mondiale disputata da protagonista e capitano della Croazia ma persa contro la vittoriosa Francia hanno, di certo, contribuito all’assegnazione del Ballon d’Or al ragazzo di Zara, il primo della storia del calcio croato a ricevere il prestigioso riconoscimento. “È un'emozione unica. E' un onore. Non ci sono parole per descrivere tutto questo. Ringrazio i miei compagni e tutte le persone che lavorano con me al Real Madrid e nella Croazia. E poi mia moglie, la mia famiglia, che mi permettono di lavorare con serenità. Da bambino avevo il sogno di giocare in un grande club, ora sono andato anche al di là del sogno. Il Pallone d'oro è il massimo”, ha affermato il ‘Johan Cruiff croato’ davanti ai presenti nella sede di France Football. Eppure per capire bene l’entità e il valore del premio per Modric bisogna aprire il libro della sua vita e sfogliarne con attenzione le pagine a ritroso. Già, perché quella di Luka non è di certo una storia semplice e scontata: l’infanzia del 33enne di Zara, infatti, tutto fu eccetto che spensierata e gremita di rose e fiori. Guerra, fame e miseria fecero da sfondo all’assassinio del nonno da parte dell’esercito della Serbia, motivo per il quale a soli sei anni, l’attuale miglior calciatore del mondo si ritrovò costretto ad abbandonare la propria terra d’origine per trasferirsi in città. Qui Modric conobbe il mondo del pallone e Tomislav Basic, il responsabile delle giovanili del NK Zadar, l’uomo che sin da subito contò sulle qualità tecniche di Luka, l’uomo - prima del professionista - che da lì in avanti non avrebbe mai abbandonato ‘la Perla di Zara’. Non è un caso che il numero 10 del Real non abbia esitato a ricordare il suo “padre calcistico” subito dopo la vittoria della decima Champions League con la maglia delle Merengues: “Devo tutto a Tomislav, perché senza di lui non sarei mai arrivato sin qui”. Tornando alle pagine del libro di vita di Luka, il ragazzino croato si fece notare nel 2005 con la maglia della Dinamo Zagabria, prima del successo col Tottenham e della successiva consacrazione nel Real di Carletto Ancelotti e di Zinedine Zidane. Le pagine sportive più recenti le conoscono tutti. Ai lettori rimane una sola certezza, indipendentemente dal tifo e da ogni genere di critica personali: il Madrid dei Blancos è diventato, negli anni, una vera e propria macchina perfetta grazie anche all’intelligenza e al piede fatato di chi oggi siede al tetto della scala mondiale del calcio. Dalla guerra al primato in un cosmo spesso offuscato dai soldi e dalle truffe economiche: Luka Modric è l’esempio più bello e genuino della rivalsa della persona prima ancora che del professionista. Perché in fondo una stella non potrebbe brillare di una luce propria accecante se non avesse, attorno a sé, l’ossimoro del buio più totale di un passato difficile da contrastare.
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