L’ex calciatore della Juventus e della Nazionale francese, Zinedine Zidane, rilasciò le seguenti dichiarazioni sulla squadra bianconera a So Foot, inerenti alcuni aneddoti interessanti della sua vita da calciatore in Italia. Vi proponiamo due estratti interessanti della sua intervista:

“Nello spogliatoio della Juve c'era un po' di nonnismo. All'epoca portavo i calzini marca Achile, corti e appariscenti. Bene, ho scoperto che in Italia i calzini non devono mai essere corti o colorati. Alla fine di un allenamento li ho trovati tagliati a strisce e incollati sul mio armadietto. Mi hanno detto che i calzini, rigorosamente a tinta unita, si portavano a metà polpaccio. Non ho mai più indossato calzini Achile. Ma io ero anche quello che tagliava la pastasciutta, senza sapere che commettevo un grosso errore. Mi hanno fatto a pezzi! Tutto giusto, è così che si apprende la cultura di un paese".


PARTITE CLANDESTINE - “Non è una leggenda la storia che vuole che io mettessi un cappellaccio da pescatore per andare a giocare con gli immigrati, anche se l'ho fatto soltanto un paio di volte. A spingermi era il mio compagno di squadra Edgar Davids. Lui ci andava matto, lo faceva molto spesso: prendeva la macchina e quando vedeva qualcuno giocare in un parcheggio si fermava per aggregarsi. Mi diceva sempre: 'E' per loro che dobbiamo giocare, sono queste le partite importanti'. E io gli dicevo: 'Ok, ma abbiamo gli allenamenti, apparteniamo a un club di alto livello, non possiamo rischiare di infortunarci'. Allo stesso tempo, però, lo ammiravo, perché era in grado di fare delle cose del genere".

Per chi tifa Caressa? Il telecronista di Sky Sport confessa: "Non ci crederà nessuno"
Ceferin chiude alla Superlega: "Un problema che non esiste più, non merita altri commenti"

💬 Commenti