I punti fondamentali di ogni associazione sono attendibilità e riconoscibilità. L’assemblea del Distretto Italia del Panathlon (168 club sparsi nella penisola a diffondere il verbo dell’etica e del fair play, ente benemerito del CONI) ha dibattuto a Rapallo e votato gli organismi direttivi del prossimo quadriennio. Tra i temi più gettonati nei programmi e negli interventi, una maggiore presenza della voce panathletica nelle grandi questioni sportive, dal razzismo al match fixing fino alla inclusività, e una migliore riconoscibilità del brand Panathlon che viva di luce propria e non costringa i suoi adepti a spiegare, con un filo di inevitabile approssimazione, “siamo il Lions o il Rotary dello sport”. Come ha detto Grassia, “con tutto il rispetto per associazioni mondiali e gigantesche nel lavoro che fanno sul piano della solidarietà, noi siamo altro. Siamo e dovremo sempre più essere il ‘braccio culturale’ dello sport”.

L'esito della votazione di Rapallo

Benché le previsioni iniziali fossero tutte per Costa, un certo senso di maggiore equilibrio era presente nei giorni immediatamente precedenti il voto. Alla fine ne sono ballati 5, di voti, su un totale record di 150. Il presidente uscente è stato rieletto con 80, il possibile subentrante ne ha conquistati 70, e questo è stato il primo dato che conferma la salute e la voglia di partecipazione che animano l’associazione. Altro dato importante è stato il successo delle due donne candidate al consiglio, la piemontese Balzarini e la umbra Custodi. Altre aree rappresentate, Emilia-Romagna-Marche, Campania e il Nord Est, in un rapporto di 5 consiglieri a 1 per il “gruppo statu quo” più favorevole alla compagine uscente di quanto non sia stato il voto presidenziale. A farla semplice, con uno sforzo di sintesi forse perfino eccessivo, si potrebbe affermare che Costa, rapallino che giocava in casa, è l’“usato sicuro” che tanti non hanno voluto lasciare, una presenza storica in ambito panathletico e rassicurante per tutti. Il nonno che alla cena di gala, nel leggendario Golf Club della sua città, club house fatta tutta di boiserie in legno, porta le nipotine, bellissime e sorridenti, per dare il benvenuto a un dinner strabordante di gente che apriva la kermesse elettorale. Una provvidenziale mossa “all’americana” che forse vale più di 1000 circostanziati punti di campagna elettorale. “Ci dite che si dovrebbe fare la tal cosa? L’abbiamo fatta, ecco numeri, date e luoghi”.

Giorgio Costa
Giorgio Costa rieletto presidente (ph. Panathlon)

Le cose da migliorare: i protocolli d'intesa e la comunicazione

Per esempio: il protocollo d’intesa con un’altra benemerita, Unione Stampa Sportiva Italiana è lì, sulla carta, ma mai attuato, nei fatti. Costa ha esperienza politica e si vede, se non si offende diremmo che ha canalizzato su sé stesso decenni di insegnamenti democristiani al paese (non è una critica, tantomeno un’offesa). Realizzazioni, certo, ci sono, accompagnate da tante buone intenzioni. Grassia arriva al “nazionale” non solo sulla base della sua professionalità giornalistica (tutto sommato ha inventato la moviola alla radio) ma anche della sua concreta guida del club milanese: più morto che moribondo quando lo prende in mano lui, ora quel contesto è un esempio per tutti. Marketing e comunicazione, verso l’interno prima che verso l’esterno, sono i pilastri della sua filosofia, così come il concreto tentativo di svecchiare non solo il rapporto con le istituzioni “giovanili”, ma anche i dirigenti dell’associazione, territorio di “bianchi capelli” onusti di gloria sportiva ed esperienza da vendere, ma inevitabilmente meno dinamici di un tempo. Uno dei primi passi che il Panathlon dovrà fare è peraltro perseguire una maggiore tempestività comunicativa. Mezza giornata dopo il voto vi era traccia della notizia solo su un sito ligure e sul profilo Facebook del club di Pavia. 150 votanti in un posto logisticamente scomodo come l’affascinante Golfo del Tigullio meritavano una eco almeno nazionale.

Buon lavoro, Presidente.

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