La consacrazione di Alexander Zverev: la maturità alla base delle vittorie contro il Re e il Djoker. Il tedesco, a soli 21 anni, è già tra i maestriNel mondo del tennis, dove a collezionare gli ambiti trofei davanti agli occhi di spettatori tanto composti quanto esigenti sono abitudinariamente big ormai veterani quali Novak Djokovic, Rafael Nadal, Roger Federer e Juan Martin Del Potro, per essere riconosciuto come un vero e proprio fenomeno non puoi fare a meno di mettere k.o. delle star spesso e volentieri molto più grandi di te, sia per età che per continuità di prestazioni. Uno scoglio quasi impossibile, considerando il trend della classifica ATP degli ultimi anni. Ma se ti chiami Alexander Zverev e a soli 21 anni hai già gustato il sapore della terza posizione in graduatoria prima nel novembre del 2017 e poi cinque mesi dopo nell’aprile del 2018, quello che per molti comuni mortali sarebbe letteralmente impossibile da conquistare diventa un qualcosa di verosimile e, forse, di probabile. Il giovanissimo tennista tedesco, figlio (d’arte) di Aleksandr Michajlovic e Irina Vladimirovna Fateeva, già identificato come uno dei talenti più puri del circuito nonché come un possibile futuro big del tennis, è riuscito a raggiungere il gradino più alto della stagione in corso vincendo le ATP Finals di Londra. Non un successo qualsiasi per chi dedica la propria attività agonistica alle racchette. Non un successo qualsiasi dal momento che, per essere conseguito, è stato farcito dalle pesanti vittorie ai danni di Roger Federer e del primatista mondiale Novak Djokovic. Dopo Boris Becker  e Michael Stich, Zverev si è iscritto, come terzo fenomeno tedesco della storia, all’albo dei vincitori delle ATP Finals. Di certo nessuno avrebbe mai potuto discutere sulla tecnica e sul rendimento fisico del ventunenne di Amburgo, ma dopo il 6-4 6-3 rifilato in 80 giri d’orologio al Djoker, anche i più scettici circa il profilo mentale dello ‘young gun’ hanno dovuto tirar giù il cappello ed applaudire una consacrazione ormai più che evidente. Se a questo si aggiunge il fatto che il serbo prima del match di domenica scorsa non aveva ancora perso una partita né, tantomeno, un set nel corso della competizione, si può avere ancor più l’idea dell’impresa riuscita al giovane Zverev. Quest’ultimo, infatti, ha saputo mixare in una sola partita le qualità del suo punto di riferimento Federer, battuto precedentemente in semifinale, a quelle dello stesso Nole, dimostrando grandi abilità e tenacia sia nelle discese a rete, sia nel servizio - con soli 7 punti concessi al proprio avversario - e nelle risposte dal fondo. Mica male per chi si è apprestato a diventare il più giovane campione al Masters dell’ultimo decennio dopo la vittoria di Djokovic del 2008. Mica male per chi ha finalmente fatto il salto di qualità, salendo al quarto posto del ranking ATP con ben 6385 punti realizzati a proprio favore, a -35 dall’idolo di sempre, Re Roger. Dopo aver reso un raggiante presente quello che per i più sarebbe stato solo un attendibile futuro, Zverev sarà chiamato, d’ora in avanti, a consolidare il proprio ruolo di insidiatore dei tre mostri sacri del ranking tennistico mondiale. La giovane età e le doti tecniche e fisiche giocano senza dubbio a favore del tedesco, a dir poco immenso nello stendere consecutivamente due “imbattibili” senza perdere neanche un set. E se il bello deve ancora venire…
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