La lente di ingrandimento su Krzysztof Piątek, il bomber polacco dai 22 gol in 24 gare disputate in Italia. Col Milan, già 3 gol in otto giorniDalla Polonia alla Serie A, dal Genoa al Milan: il risultato, per Krzysztof Piątek, non cambia, anzi si consolida nelle certezze del gol e della forza di volontà di un attaccante capace di eguagliare Ezio Pascutti e Gabriel Batistuta andando in rete, a soli 23 anni, in ciascuna delle prime sette partite disputate nella massima serie calcistica italiana. Mica poco per un vero e proprio esordiente in quello che è il campionato più difficile d’Europa, vuoi per il tatticismo spesso e volentieri predominante sull’estro e sull’istinto individuali, vuoi per l’arte difensiva consolidata nelle venti squadre di A e nel modus pensandi del calcio nazionale. Dal poker  realizzato con la maglia del Genoa in soli 37 minuti di gioco nel match estivo di Coppa Italia contro il Lecce al gol del vantaggio rossonero siglato, di rapina,  all’Olimpico domenica scorsa contro la Roma, sono trascorsi appena sei mesi, conditi da prestazioni di altissimo livello e da ben 22 colpi di pistola in 24 gare stagionali disputate. Tra i primi diciannove sparati come freccia d’attacco del Grifone e gli ultimi tre messi a referto con la maglia numero 19 del Diavolo, si sono frapposti, come se non bastasse, il trasferimento del polacco dal Genoa al Milan nel mercato di gennaio e la conseguente eredità consegnatagli in rossonero da Gonzalo Higuain - non uno qualsiasi, nonostante le difficoltà incontrate dal Pipita a Milano -. Per trasformare le prime parole da attaccante meneghino in gol, Piątek ha impiegato pochissimo tempo, come testimoniato da una vera e propria regola della sua vita, quella della rapidità. Dopo appena tre giorni dallo spezzone di gara disputato contro il Napoli in campionato, il ragazzo di Dzierżoniów, a San Siro, ha trafitto gli stessi partenopei con una doppietta in Coppa Italia, conquistandosi di diritto, in appena 27 minuti di gioco, l’intero infernale tempio di casa rossonero. Nella 22^ di A, come se non bastasse, sono stati bastati solo 26 giri d’orologio al neo numero 19 di Gattuso per rubare il tempo a Fazio sul bel traversone dalla sinistra di Paquetà e battere Olsen in un Olimpico attonito dinanzi all’ennesimo timbro del polacco. Ciò che desta più meraviglia di Krzysztof Piątek è la prontezza nel rispondere con pieno merito al cambiamento delle circostanze: la variazione del modulo, dei compagni di squadra e di una maglia sembrano, infatti, non ostacolare, ma addirittura consolidare il rendimento del pistolero, capace di rispondere presente dinanzi a qualsiasi avversario nel suo primo anno da protagonista in Serie A. “Sembra RoboCop”, affermava Gennaro Gattuso dopo il primo allenamento svolto dal bomber con la casacca milanista, “Ripete sempre che vuole spaccare tutto, non un’altra parola”; “Vede la porta anche da casa sua” certificava Christian Kouamé prima di dare l’in bocca al lupo all’ex-compagno per la nuova avventura in rossonero; “Ho  fatto molti gol in Serie A, diciamo che la pressione me la sono scelta io, mi devo abituare a questa situazione, ma SICURAMENTE non cambierà. Devo continuare a lavorare sodo e migliorarmi sempre di più. Io lavoro sempre duro, non importa se gioco a San Siro o a Cracovia”, ha ammesso lo stesso Piątek in un’intervista rilasciata a Foot Truck. E se tali prove non sono sufficienti per evidenziare la forza di un predestinato, basti ricordare che ex star del calcio quali Clarence Seedorf e Andrij Shevchenko non hanno esitato a chiedere una foto e parlare a lungo con il giovane veterano del gol del Milan. L’abilità nell’andare a segno con entrambi i piedi, l’intelligenza tattica, la capacità di giocare sulla linea del fuorigioco e il saper aggredire e dettare la profondità come pochi al mondo, il senso della posizione, l’attitudine all’inserimento e la duttilità nel saper ricoprire il ruolo di prima e seconda punta fanno di Krzysztof Piątek un giocatore imprescindibile per qualsiasi squadra e allenatore. La proiezione della porta avversaria nel sangue glaciale prima ancora che nella testa e nei suoi occhi rendono il polacco un centravanti unico nel panorama internazionale. Conquistare la Scala del calcio dopo una manciata di minuti da protagonista in campo, bombardare ben dodici squadre di A di destro, sinistro e di testa e far fronte alle pressioni con il senno di un trentenne nel corpo di un ventitreenne sono solo alcune delle abilità di chi, consapevole dei propri mezzi, ha una nuova, durissima sfida da vincere nella propria radiosa carriera: riportare il Milan in Champions a suon di colpi di pistola e fare il salto di qualità in un club dove in tanti, per troppi anni, hanno fallito nell’arduo compito di garantire un numero di spari letali per gli avversari.
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