Per il bolognese Claudio Di Mauro, il 2019 sarà un anno da ricordare: la finale a Wimbledon un premio alla sua lunga e gloriosa carriera di arbitro

-di Claudio Di Mauro-

Ogni appassionato di tennis ha un sogno: andare a Wimbledon, sicuramente il torneo più bello del mondo. Anche per qualsiasi persona che si avvicina al mondo degli arbitri di tennis diventa il traguardo massimo; ciò vale ovviamente anche per me. Tutto è partito quando nel 1985 ho partecipato al corso per la provincia di Bologna ed è diventato il mio obiettivo. In più di 30 anni di “ carriera “ ho avuto la fortuna di partecipare a tutti i tornei piu’ importanti in Italia e ad alcuni anche all’estero, però nonostante facessi richiesta ogni anno, la risposta che arrivava da Londra era sempre la stessa: “continua a provare, sarà per il prossimo anno”. Nel 2012 mi sono trasferito a Londra, sono entrato a far parte della Federazione Inglese e le cose sono cambiate. Nel 2013 sono stato selezionato per la prima volta per Wimbledon e ricordo che non ho dormito per 3 giorni per l’emozione, poi ti rendi conto di quanto è dura rimanerci, selezioni continue, richiesta di prestazioni vicina alla perfezione e una ricerca dei particolari quasi maniacale. Poi con il passare degli anni vuoi arrivare dove veramente arrivano solo Iimigliori, ovvero il “Centre Court”. Per 6 anni sono sempre entrato o da spettatore o per la foto di gruppo, ma quest’anno sono arrivato ad avere la qualifica neccessaria per poterci lavorare. I primi 4 giorni sono stati di “avvicinamento”: Campo 3 poi 2 poi 1 e finalmente Centrale. Non potevo crederci. Durante il torneo sono tornato sul Campo Centrale anche per i quarti di finale maschili con Nadal. Ero felicissimo del mio risultato, poi venerdì è arrivata la mail dal capo degli arbitri che mi comunicava che sabato avrei fatto parte del team per la finale femminile: la prima volta di un bolognese in campo per una finale a Wimbledon. Per l’esperienza che ho fatto sono completamente in disaccordo con l’esperimento di abolire completamente la presenza dei giudici di linea, la componente umana rimarrà sempre un fatto importante: ok tecnologia, ma come nel calcio le decisioni sono sempre prese dagli arbitri siano in campo o davanti al computer. Se ho un maestro? Richard Hinks, arbitro australiano tra i più bravi che abbia mai conosciuto, riusciva a far in modo che i giocatori quando andavano sotto la sua sedia infuriati, dopo poco tornavano a giocare quasi con il sorriso  e lui mi rispose: “gli parlo con molta calma e tranquillità e gli dico sempre la verità”. Partite belle? Ho avuto la fortuna di arbitrarne tante ma quella che mi è rimasta nel cuore è la finale dei campionati assoluti del 1989 giocata a Bologna tra Canè e Camporese. La mia città era la capitale del tennis italiano. La Carriera - Claudio Di Mauro, nato a Bologna l’11/05/1962 è arbitro nazionale dal 1985. Dal 1993 è in possesso della certificazione ITF White Badge come Umpire Referee Chief of Officials. Dal 1994 ottiene la certificazione ATP Black Badge come Chief of Officials. Durante la sua carriera ha arbitrato a qualsiasi livello ITF, ATP, WTA, DAVIS and FED CUP. E’ stato Chief of Officials per 15 anni nei tornei Atp e Wta di San Marino, Bologna, Palermo e Milano. Dal 2011 fa parte della federazione inglese e ha partecipato a 8 Wimbledon, 2 dei quali anche come arbitro di sedia nel torneo Junior e assistent chief nel torneo WTA e ATP di Eastborne.
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