Umberto Gandini e il Trofeo non di una sola stagione
Preposizioni semplici e preposizioni articolate

Ogni campionato è una storia di tante storie. Figurarsi alla vigilia della prima giornata. Ma tante storie le si possono raccontare solo, credo, con un approccio corretto: Assist, come lo era stato anni fa in tv, non è uno spazio di basket, è uno spazio del basket. La differenza è l'impegno a raccontare non solo quello che succede in campo, ma anche, e magari soprattutto, il tanto che succede fuori, specie oggi che tutti, e lo sport in primis verrebbe da dire, devono confrontarsi con quel mondo nuovo, post coronavirus, di cui scopriamo ogni giorno un aspetto nuovo. Quindi, porte aperte, e già questa è una contraddizione, perchè si comincia con l'angoscia che le porte siano presto richiuse, a ogni contributo: idee, critiche, suggerimenti. Non è la rubrica di una persona, è lo spazio del basket: una famiglia allargata.

Basta un trofeo ?

Si comincia, nessuno si è ancora sbucciato le ginocchia, normale che tutti pensino alla coppa, alla loro parte di coppa. Umberto Gandini, presidente Lba, arrivato in un momento difficile, ma non per questo giustificato per una mancanza di conoscenza della storia del movimento, lacuna che oltre tutto qualcuno della sua squadra avrebbe dovuto colmare fornendogli le informazioni essenziale, dopo i mesi della chiusura, con il basket letteralmente sparito dalla scena, e non si parla solo della sacrosanta chiusura del campionato, è partito in grande. Ha disegnato lui stesso il trofeo, realizzato dalla stessa azienda, italiana, che confeziona la Champions League. Ha stretto un accordo con Infront. Ha rinnovato con Rai ed Eurosport ( i cui numeri sono cresciuti durante i mesi di isolamento, fino a zittire i critici delle trasmissioni su Eurosport Player ). Ha trovato lo sponsor del campionato aiutato dalla Dao, l'agenzia che si occupa più e meglio di marketing sportivo, fino a essere advisor di tanti marchi top in Italia: considerato che l'arrivo di Allianz tra gli sponsor del Cio, dunque del Coni, comportava una uscita di Unipol dal mondo a cinque cerchi, il suggerimento di posizionarsi sotto canestro, dopo un lungo passaggio sotto rete, è stato vincente e, ancor prima, convincente. Adesso, come da premesse estive, tutte queste medaglie al petto di Gandini brillano in modo tale che il calcio, segnatamente la Roma, si è fatto vivo per riprenderlo. Dunque, prima sfida per il campionato, ovvero per il movimento: dimostrarsi se non più forte, almeno altrettanto forte del calcio.

Più qualità, meno quantità

Comincia un campionato, poi, dal 7 ottobre, quando scadrà il DPCM in vigore attualmente, e superato dalle ordinanze regionali, ce ne potrebbe essere un altro. Non in campo ma, ahinoi, sulle tribune, il terreno dove si gioca davvero per la sopravvivenza del basket. Resisteranno tutte e 16 le squadre, e per fortuna non si è realizzato uno sciagurato allargamento, a una stagione di incassi magri ? Altra domanda: visto che siamo, tutti, soggetti alle regole per come emanate dal Cts non sarebbe stato meglio mettersi a parlare la loro lingua, invece che arroccarsi nella difesa dei nostri pur legittimi interessi ? Parlare di percentuali di spettatori rispetto alla capienza degli impianti, parlare di campagne abbonamenti, quando ogni concetto collettivo è sinonimo di affollamento, ovvero di quanto il Cts pretende, anche a nostra tutela, di evitare, non è stato un peccato di frettolosità ? Non sarebbe stato meglio separare, fisicamente, e anche nella comunicazione, tutti i palasport, le arene, le case del basket ? Invece che parlare di Segafredo o Unipol Arena non sarebbe stato meglio parlare di Ingresso Nord, Ingresso Sud, Ingresso Est, Ingresso Ovest, esaltando le separazioni invece che l'unione in un singolo posto ?  Certo, non è una impresa facile, ma questa non è una stagione facile: è la più difficile di tutte quelle che abbiamo vissuto. E non è nemmeno giiusto pensare solo alla serie A quando gli stessi problemi, con meno risorse, li deve affrontare lo sport di base che pure regge tutto il movimento.

Griglia di partenza

Milano sempre un gradino sopra le altre. E non solo per la quantità del suo roster, ma per la qualità dello stesso. E'una squadra molto più...messiniana questa di quella dell'anno scorso, che vuol dire anche stabilire definitivamente che l'anno scorso alcune scelte erano state un errore netto. Quello era il vantaggio della Virtus nella passata stagione: non avendo commesso errori nel fare la squadra, Djordjevic si era preso quel vantaggio e fino a Pesaro l'ha conservato. Poi, le altre, tutte, si sono adeguate e la Virtus si è come persa. Oggi Milano ha alcuni gioielli che non aveva: Hines, su tutti, una presenza impressionante, il big daddy a cui tutti guardano per avere fiducia, poi Delaney e, infine, Datome. La Virtus, che continua a essere molto forte sotto, anche se magari non con la continuità necessaria, ha un problema in ...serbo. Teodosic e Markovic non sono ancora al meglio: il 44, che dice di giocare per gli assist, è vittima di se stesso nei finali che pretende, non ancora corretto dalla panchina, di risolvere da solo, e questa è appunto una singolare contraddizione. Quando i due giocano insieme la palla gira con ritmi loro: giusto. Il problema è che Adams, arrivato proprio pert togliere un po'di pressione a entrambi, Teodosic soprattutto, ha bisogno lui pure della palla in mano, e fino a che non ci sarà un'intesa farà fatica. Col problema aggiuntivo che Pajola non ha ancora aggiunto al suo scatto di personalità e alla sua brillantezza difensiva il tiro da fuori che serve. La Fortitudo. Impressione, dopo un'estata passata da tutti a lucidare i tre gioielli Aradori, Banks, Happ: Sacchetti avrà la strada in discesa quando al loro fianco riuscirà a mettere una cooperativa, senza ruoli fissi, con protagonisti alternati e adatti ogni volta alla circostanza. Come Dell'Osto, e pure Sabatini. Si comincia.

Domenech e l’attacco all’Italia: “Allenatori italiani grandi tattici? Una leggenda"
Totti compie 44 anni: gli auguri della Roma in un videoclip

💬 Commenti