Il Bologna riparte dagli investimenti su squadra e tecnico in attesa di definire i contorni dell'approdo di SabatiniA gennaio il Bologna ha - finalmente ! - messo la quarta, in attesa che quinta e sesta marcia comprovino le prestazioni della nuova vettura che tornerà, salvo imprevedibili esiti della trattativa, sotto le sapienti mani di Sinisa Mihajlovic. Sarebbe bello, comunque, che uno un giorno mi spiegasse le ragioni vere della scelta precedente, incomprensibile da qualunque parte la si guardi - se non sotto la pura ottica del risparmio -. Così come non si capisce per quale ragione uno che si definisce saputiano - figuriamoci...-, esperto di calcio ed attento agli spifferi di Casteldebole difendesse l'operato del tecnico piacentino, se è vero, come è vero, che un giocatore anziano e titolare, la settimana dopo il Frosinone, confidava che "ci voleva un nostro ammutinamento perché si decidessero finalmente a cacciarlo". Se sta frase l'ho sentita io, figuriamoci se non ne aveva contezza chi si abbevera quotidianamente alle fonti di Casteldebole. E' un po' come la famosa lite - sì, lite - al ristorante del golf, tra Bigon - soprattutto - e Inzaghi, negata dai pasdaran per partito preso finché sul fatto non è sceso l'oblio. Ma il fatto in sé era verissimo, tanto che persino persone vicine al mister riferivano di screzi e incomprensioni. Forse Bigon si era resa conto presto che non era cosa. Insieme ai tanti errori, questa è una cosa di cui gli va dato atto. Comunque, tutto ciò è passato. E anche se è giusto non dimenticarsi, occorre riconoscere al club rossoblu che da gennaio in poi è cambiata la musica. In fondo poi è semplice: una squadra di calcio buona è fatta di buoni calciatori. Il resto è contorno. Ora si punta alla qualità in campo, vivaddio, con il primo maigoduto che si chiama Joey ("mai più", eh sì, better late then never) e che ha già fatto parecchio ma sta pure provando a disegnare una sontuosa operazione su Lyanco. Difficilissima, certo, ambiziosissima, ma, ove per caso riuscisse, di grandi spessore e ambizioni.La permanenza di Miha non è solo importante in sé, con uno stipendio, tra l'altro, da Europa League. E' un segnale che si dà al calcio italiano di un rientro dalla porta di una realtà che era uscita alla chetichella passando anni di mediocrità non in linea con nome, passato e presente. Sennò a che serve avere una proprietà opulenta? "Io potrei mettere", già, mettili, come stai facendo, e dopo ne discutiamo. Il mezzo milione di "tassa Mihajlovic" è giusto pagarlo: fa il pari con il risparmio micragnoso delle ultime sessioni di mercato. E poi con il decimo posto ottenuto, è un dippiù già pagato. Non faccio cenno a Sabatini perché il contorno non mi è chiaro. E' il capo di Bigon, come lui ritiene, o altro, come è convinto il veneto? Che abbia fatto colpi notevoli in carriera lo dice la storia. Che li possa fare ancora non lo so, spero. Di sicuro è un segnale di rafforzamento, non banale. Così non si disperde di sicuro il patrimonio di entusiasmo ri-generato. C'è un fermento in città sulla squadra che mi auguro allontani le divisioni assurde, gli "staremo più larghi" o "stai sereno maigoduto..." ecc. ecc. Una venatura di "squadrismo sportivo" che non ha fatto onore alla città. Il Bologna è di tutti, di chi percuote i tamburi e non si arrende mai e di chi legge solo il Carlino a scrocco al bar, perché non può permettersi altro o perché è deluso. La delusione è un sentimento umano, non esiste solo il fideismo. Il vecchietto contento che dice ai colleghi pensionati "et vest cum a sèn fòrt" non va né perculato né compatito. Va reso soddisfatto. Ancora di più, se possibile.
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