Intervenuto al Festival dello Sport a Trento, il tecnico del Bologna  Sinisa Mihajlovic ha ripercorso alcune tappe della sua vita, passando dalla difficile esperienza sulla panchina della Fiorentina alla battaglia contro la malattia. Queste le sue parole: 

“Ai tempi della Fiorentina mi sono divertito, perchè per me era bello. La cosa più brutta è l'indifferenza. Se mi applaudono mi fa piacere, se mi fischiano non è che mi dispiace. Là mi fischiavano tutti. I miei tifosi mi odiavano, mi chiamavano zingaro di merda. Adesso non più. Per me era una soddisfazione. Quando sei dentro il campo e ti insultano, ok. Quando sei vicino non puoi fare finta di niente. Ne ho picchiati due, uno in tribuna, l'altro in città”.

Il tecnico serbo ha poi parlato della lunga battaglia contro la malattie e l'emozione del ritorno in panchina al Bentegodi contro il Verona:

“Ogni mattina facevo due esami del sangue, dopo un ciclo di chemioterapia ti ammazzano i globuli bianchi e tutto - poi devono risalire. Giovedì avevo 250, sabato c'era la partita, quindi ho detto al dottore che non sarei stato così scemo da andare senza permesso. E lui mi ha detto: ”Se superi i 500 globuli bianchi, ti lascio andare". Al sabato mattina ne avevo 450, mi sono messo a piangere. Se resto qui muoio, se esco vedrà che ho 100 mila globuli bianchi. Capì la mia richiesta e mi ha lasciato andare. Dalla stanza da letto alla macchina ci ho messo 40 minuti, facevo due passi e mi mettevo seduto". 

 

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