Directors’Cut interamente dedicato al basket. Nodo ripartenza e focus sul futuro di Virtus e Fortitudo: Teodosic e Sims ancora protagonisti a Bologna Sono sincero, lo avevo già scritto, in tutto il fervore sportivo che riscontro un po' ovunque, lo sport più immobile, più in ritardo, meno interessato a ripartire mi sembra il basket. Intanto perché esiste una dicotomia evidente tra gli interessi dei più vivaci (i due club bolognesi) e gli altri. Poi la persona chiamata a gestire la Lega ha chiaramente un mare di esperienza calcistica, sugli impianti (era a Trigoria nella lunga e tuttora irrisolta gestazione dello stadio nuovo della Roma) e sui diritti tv ma zero sulla palla a spicchi. Nel frattempo il mondo va avanti e il sentore che emerge dal basket è un encelofalogramma piatto, una sorta di non reazione, come se il coronavirus avesse agito da mantello funerario a un cadavere che si aveva fretta di seppellire. Per vedere se la mia impressione è giusta ho cercato dichiarazioni di ambito milanese. In fondo, ho pensato, sono gli unici che giocano in Eurolega e hanno un budget "calcistico". Ho trovato qualche "compitino" di Ettore Messina (i temi erano i settori giovanili da rilanciare - obiettivo che sento enunciare da qualche secolo -, le chiacchiere con Kobe e l'impossibilità di sapere quando si riparte), uno che se si impegna può produrre di più e meglio, e uno scarno virgolettato di Stavropoulos, il giemme, che espone una serie di banalità. I casi sono due: o Milano si ritiene talmente forte economicamente e politicamente da giudicare superfluo entrare nel merito - strategia possibile ma mediaticamente scelta bizzarra - oppure non intende esercitare il suo peso politico. Di sicuro nell'intervista al Corriere Gandini, il Presidente di Lega varesino amico di Bulgheroni (ex proprietario proprio a Varese), allievo di Galliani, che ha visto per primo Baraldi e poi gli altri si sono accodati, ha toccato qualche nervo scoperto che gli stessi suoi mentori hanno gradito poco, tanto da sottolinearne le sbandate nella congiunta apparizione tv a TRC.Per evitare di fare la fine di Dalla Salda e Martelli il neo-presidente ha lasciato i temi spinosi per sviluppare una conversione immediata verso le risorse che il Governo deve donare allo sport, un argomento "populista" che va sempre bene, giacché chiedere soldi è gratis e non trovi nessuno a cui non vada bene (in teoria. In pratica, come diceva Porelli, la differenza tra parlare di soldi e i soldi sono i soldi, appunto). Di sicuro una mia chiacchierata con Pavani ha chiarito quali sono gli obiettivi che si pone la Fortitudo (in diversi casi, comuni con la Virtus). Anzi tutto giocare di più, e in effetti la battuta, ricorrente nel basket, "paghiamo i giocatori perché si allenino tanto, forse troppo", riferita a un calendario normale (32 giornate più i play-off, senza le Coppe: poco più di un terzo della stagione NBA), è centrata. Da qui discende la disponibilità degli aquilotti di disputare la Champions. Bello e produttivo per le casse, ma occhio che occorre una profondità di roster che bisogna potersi permettere. E in ogni caso il Presidente fortitudino vorrebbe moltiplicare i big match, "4 derby e 4 gare con Milano genererebbero incassi e interesse mediatico": anche qui niente da dire, ma chi fa l'Eurolega, forse, ha già ritmi talmente intensi che trovare spazi ulteriori nei campionati nazionali non sarebbe la cosa più semplice. E nemmeno ricollocare giocatori marginali nelle rotazioni ma richiesti dalle concorrenti. Come ha dichiarato Luca Corbelli al Day by Day di Telesanterno, Awudu Abass (obiettivo della V da sempre), per tesserare il quale Brescia ha rilevato il contratto dell'Armani, guadagna ben più dei 500.000 € all'anno usciti sui media. A cifre iperboliche si può trovare, forse, anche di meglio di un ottimo atleta ma dalle risorse tecniche limitate. Poi, la partenza della stagione. In una intervista che Gandini mi ha rilasciato e che comparirà sul numero di maggio di "Basket Magazine", il manager lombardo mi dice con chiarezza che a novembre i 50 anni di Lega Basket verranno festeggiati con un "opening event" e poi a ottobre via a campionato e coppe. La posizione della F è nettamente contraria: "Prima di gennaio non se ne parla, il basket a porte chiuse non esiste". Come si conciliino le due visioni è un mistero al momento irrisolto.  La cosa in qualche modo rassicurante è che i due pilastri delle squadre petroniane, Teodosic e Sims, ricalcheranno gli stessi parquet l'anno prossimo, comunque si giochi. Ruoli diversi, età differenti e obiettivi ancora, e per un pezzo, non paragonabili, ma la garanzia per i tifosi che le difficoltà economiche non hanno intaccato gli sforzi societari. La Virtus, in più, ha tracciato anche contabilmente un percorso di risarcimento degli abbonamenti non sfruttati, per quanto un ulteriore segnale di "unità" sia dato dall'atteggiamento comune delle tifoserie organizzate: i soldi non li rivogliamo indietro. Basket City intende agire come "sistema" al di là della ovvia rivalità agonistica. E almeno qui le idee paiono sufficientemente chiare, giacché cesti "al ribasso", oltre a offendere l'intelligenza di chi li segue, non servono proprio a nessuno. Gli sport che calano l'asticella agonistica diventano kermesse poco più che regionali con impatto mediatico da sagra della porchetta.
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