Lo striscione contro Donadoni scoperchia una situazione pericolosa a Casteldebole. Dalla reazione della società capiremo i piani per il futuro del Bologna

- di Alberto Bortolotti -

La curva ha sparigliato le carte. Lo ha fatto in un modo al tempo stesso sprezzante e autonomo, altezzoso ma originale, certo non teso a vellicare una opinione pubblica tutta "social" e brontolona e zero operativa.Lo striscione esposto fuori Casteldebole è contro un tam tam tanto ossessivo quanto inutile, tutto figlio dell'epoca contemporanea in cui ogni cosa viene vissuta dietro lo schermo di un computer. Donadoni non viene incolpato, come tanti fanno, per una presunta mancanza di "bel gioco" ma per modi e parole (reiterati in due giorni consecutivi, con un tentativo di messa in corner ancora peggiore della prima uscita) infelici e attinenti alla storia del Bologna, al valore di maglia e colori. Che lui ha, in qualche modo, calpestato. In questo la posizione e' rispettabile tanto quanto pericolosa, anche se viene da pensare che qualche difensore di queste tesi sia presente anche a Casteldebole. Il Bologna ha sgomberato in fretta lo striscione, ma gli effetti non si cancelleranno. Io non so se questo pronunciamento varrà la cadrega di Donadoni o una nota di Saputo o un segnale di vita da parte di qualche maggiorente. I tifosi hanno avuto però il merito di scoperchiare un pentolone programmato e levigato, business plan, stakeholder, customers e tutti quegli anglicismi che di solito nascondono il vuoto. Il calcio, ce lo hanno ricordato forse in modo brutale, e' identità e passione. Magari Saputo si sarà ulteriormente maledetto per essersi imbarcato in una avventura della quale era poco convinto all'inizio e lo è meno adesso. Chi me lo dice? Il mio spirito di osservazione. Lo sento che raccontano il contrario. Ma non è che si può abboccare sempre a tutto. Così la partita e l'analisi del campo finiscono per l'ennesima volta nel rusco. Peccato, perché dopo lo schifo di Crotone ci sono stati interessanti segnali di risveglio e di compattezza del gruppo sotto l'ombrello del tecnico. Per esempio, avere un centravanti che dialoga con il resto della squadra, e non un palo della luce, ha dischiuso prospettive incoraggianti anche per mezze ali lasciate per mesi in freezer. Peccato che non tiriamo mai in porta, mentre il palo della luce con il tiro in porta ha confidenza. Ma farlo con il fraseggio, quando hai giocatori che la serie A la conoscono il giusto, non è possibile. Chiederlo, come fa qualche tifoso, è una via di mezzo tra ignoranza e scarsa buona fede. Ma tutto ciò é superato. Un bel carico di tritolo sulla via del "progetto" è stato messo: e non dai giornalisti. Vediamo ora gli effetti della deflagrazione.
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