Il Torino ha perso la quarta partita consecutiva contro una Fiorentina che ha saputo tenere il pallino del gioco per lunghi tratti, veloce nelle verticalizzazioni e brava a non dare punti di riferimento offensivi

-di Alberto Gervasi-

Le sconfitte fanno male perché sono frutto di numeri ed episodi, e raccontano verità che ormai tutto l’ambiente conosce a memoria. Il Torino ha perso la quarta partita consecutiva perché, al pari delle precedenti tre, anche contro la Fiorentina si è accontentato di giocare solo uno spezzone di gara (circa 20 minuti) a buoni ritmi. Il risultato, con la vittoria viola in “zona Cesarini”, è anche un po’ bugiardo: gli uomini di Stefano Pioli hanno messo sotto i granata per 70 minuti, occludendo le fonti di (poco, per la verità) gioco e tenendo spesso il pallino. Il modulo scelto dal tecnico ex Lazio e Inter, il 4-3-3, mutava in un 3-5-1-1 spregiudicato in fase di attacco, con Milenkovic che stringeva in difesa, Biraghi che si allargava a centrocampo con Chiesa sull’altra fascia, e Saponara a sostegno del “Cholito” Simeone. La squadra viola è stata tutto quello che Mazzarri aveva anticipato alla vigilia: veloce, avvolgente, brava a non dare punti di riferimento e quasi perfetta nel verticalizzare improvvisamente. A centrocampo Badelj e Veretout hanno giganteggiato contro i colleghi granata, costretti a rincorrerli per quasi tutta la partita e con idee zero quando c’era da imbastire un azione d’attacco. L'allenatore del Torino ha variato molto, alla ricerca di una quadratura tattica che è ancora oggi un lontano miraggio. All’inizio il 4-3-3, con Iago Falque e Berenguer molli e poco ispirati. Lo scarso sostegno degli esterni in fase offensiva ha fatto il paio con il mancato aiuto in zona difensiva, dove De Silvestri e Ansaldi, prima di giocare entrambi di mano, non sono quasi mai riusciti ad arginare le avanzare del funambolo Chiesa e di Biraghi. L’uomo in più per la Fiorentina è stato Riccardo Saponara, regista avanzato, suggeritore, attento in zona pressing e lucido nelle scelte.Il Torino, dopo aver sudato freddo ed essere andato sotto sul gol di Veretout, ha cambiato pelle con l’inserimento di Niang e il passaggio al 4-3-1-2 con Iago in veste di trequartista e il franco-senegalese insieme con Belotti a riempire l’area. Inserire tanti (troppi) attaccanti, però, non da sempre la certezza di costruire azioni da gol: Niang ha finito col fare confusione e ha costretto Belotti ad andare a raccattare palloni lontano dalla porta, anche se il capitano granata è stato il migliore per spirito di sacrificio e fame di voler raggiungere il pari. Valdifiori, sorpresa a centrocampo, ha dimostrato di non essere al top e di aver bisogno sempre di un tempo in più di gioco per creare qualcosa. A proposito di rispolveri, Mazzarri ha cambiato per la terza volta in 75 minuti quando ha inserito l'ex Ljajic ed è passato al 4-2-3-1 con il serbo che si è piazzato al centro del tris di trequartisti. L’assist per il momentaneo pari, e un altro paio di situazioni interessanti, hanno fatto pensare che forse sarebbe stato meglio toglierlo prima dalla naftalina e buttarlo nella mischia, anche perché tecnicamente questa squadra non è un granchè. A dieci giornate dalla fine, e con quasi un quarto di campionato ancora da giocare, il Torino può vantare (si fa per dire) un primato di cui non andare fieri: classifica alla mano, a fine Marzo è la prima squadra che non ha più un obiettivo. Troppo lontana dall’Europa e a distanza di sicurezza dalla zona salvezza. La pausa, in questo senso, si spera possa servire a spezzare il ritmo di risultati non entusiasmanti. E intanto il pubblico non smette di fischiare.
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