Dopo 18 giorni a Pinzolo, il Bologna evidenzia una grande etica del lavoro ma limiti tecnici importanti. Ecco cosa funziona e cosa manca alla squadra di Inzaghi

- di Marco Vigarani -

Ieri si è conclusa la prima esperienza del Bologna a Pinzolo e per qualche giorno i ragazzi in rossoblù potranno godersi una pausa dalla dura legge di mister Inzaghi. Non sono state settimane semplici nè per i veterani nè per gli ultimi arrivati: tutti obbligati ad un programma fatto di doppie sedute, carichi di lavoro superiori a quelli degli anni precedenti ed un regime alimentare ferreo.L'ex tecnico del Venezia non lascia nulla al caso, impone ai suoi giocatori la disciplina che ne ha regolato la vita da atleta e pretende obbedienza sia in campo che fuori. Non solo allena ma telecomanda la squadra partecipando fisicamente ad ogni seduta mostando i movimenti, spostando i suoi uomini e li incita costantemente al pressing e alla velocità nello sviluppo dell'azione. Sta nascendo di fatto un Bologna da battaglia che vorrà andare alla guerra con chiunque cercando di applicare magari contro le grandi squadre una tattica da guerriglia fatta di sortite rapide ed improvvise. Il giro palla non sarà la cifra stilistica di una formazione in cui le mezzali avranno un ruolo determinante supportando il lavoro delle punte con tagli ed inserimenti dalle retrovie. Il club ha scelto inoltre la via dell'esperienza e della fisicità innalzando tanto l'età media con acquisti nel cuore della carriera piuttosto che giovani promesse (con eccezioni come Svanberg) quanto il tonnellaggio della squadra. Ragazzi come Santander, Falcinelli e Dijks hanno sicuramente una fisicità in grado di intimidire gli avversari ma solo il campo potrà dire se kili e centimetri verranno sfruttati nel modo giusto. Quello che per ora appare certo è che sarà un Bologna operaio in cui tutti dovranno sacrificarsi e dare fondo alle proprie energie in ogni gara per sopperire ad una lacuna per ora irrisolta: l'assenza di talento. Perso Verdi (e con lui Di Francesco), è rimasto un vuoto di gol ed assist che dovrà essere colmato dal lavoro di squadra, dai movimenti sincronizzati e dalla rapidità di esecuzione. Nella rosa attuale pochi uomini sono in grado di accendere una scintilla: Orsolini, Palacio e probabilmente Dzemaili se in grado di mostrare il volto ammirato al Mondiale.Scegliere di non innestare nel meccanismo un talento in grado di risolvere la gara con una giocata è rischioso ma legittimo a patto che il resto del meccanismo sia oliato e perfettamente funzionante. Ed allora ecco che Inzaghi ha bisogno di un leader difensivo in grado di guidare la retroguardia e rilanciare con buona precisione ma anche di un'altra alternativa sull'esterno visto che Rizzo e Krafth non sembrano uomini adatti allo scopo. Resta poi da risolvere il consueto enigma: Mattia Destro. Le gambe pesanti possono fornire un parziale alibi ad un ragazzo che ancora una volta sembra accontentarsi di attendere il pallone dentro l'area mentre gli altri lavorano per lui. Il calcio però in questi anni è cambiato ed un attaccante non può fare a meno di sacrificarsi per il gruppo, a maggior ragione se lavora con Inzaghi. Entro una decina di giorni il Bologna ha l'obbligo di capire se ha senso insistere sul suo numero 10 dopo tre anni deludenti o se invece trovare insieme all'agente una strada che possa portare all'addio per inserire successivamente in rosa un ragazzo magari anche meno talentuoso ma più adatto ad un gioco generoso. I nomi di Inglese e Paloschi restano sul taccuino e negli ultimi giorni di mercato potrebbero diventare occasioni interessanti da cogliere.
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