Il difensore toscano arriva in estate dal Chievo Verona, si racconta in una lunga chiacchierata alla Gazzetta dello Sport Il difensore del Bologna Mattia Bani, uno delle rivelazioni dei rossoblù in questa stagione, in una lunga intervista rilasciata alla Gazzetta dello Sport a firma Matteo Dalla Vite, ha parlato della sua esperienza con Sinisa e i suoi nuovi compagni . Si parte dall’esperienza senza Mihajlovic per tante gare: “Tanto tempo senza l’allenatore. Eppure qbbiamo fatto un bel campionato, in attesa di capire se si riprenderà. Ecco, mi piacerebbe che l’unione vista nel Bologna in quei momenti con Sinisa lontano fosse la stessa dell’Italia nel fare gioco di squadra: restare a casa è lo schema di oggi per stare bene domani. Se ci prendono ad esempio, non sbagliano. La confidenza col gol? Probabilmente perché fino a 16 anni facevo proprio la punta”. Sinisa vi consigliò di leggere “Niente teste di cazzo”, dedicato alla grandezza degli All Blacks. In senso più esteso: “Volendo estendere lo consiglierei a chi, in questo presente, esce senza ragione e non sta in casa: è un gioco di squadra, una squadra molto ampia, ma la regola di oggi vale per stare bene domani. Capirlo è un gol facile. Se non avessi fatto il calciatore? Da diplomato in ragioneria forse mi sarei dato a un settore economico. Però sto pensando di iscrivermi all’Università o a un Master, quando l’emergenza sarà finita: di giornalismo. Come definirei il Bologna visto prima dello stop? We are one e Bologna United sono slogan perfetti. Quando a luglio Sinisa comunicò la sua battaglia io ero arrivato da 3-4 giorni. Eppure, nonostante la sua lontananza prolungata, non c’è mai stato un momento in cui mi sia sentito perso o solo. Da squadra a società a staff: un’unione solida. Averlo vicino è motivazione pura: ora sta bene e non vediamo l’ora di riunirci tutti, ma questo gruppo non si mai disunito. Mai. Come vi sentite coi compagni in questi giorni? A gruppi di 4-5. Orsolini se ne inventa sempre una. La mia quarantena? Netfilx, allenamento, Peaky Blinders e i libri “I delitti del BarLume”, toscanacci. Da fiorentino, rido da matti. Quale preferisco dei 4 gol col Bologna? Il bello è che tutti sono risultati decisivi: hanno portato 10 punti. Scelgo il gol contro il Brescia, al ritorno e all’ultimo minuto: il boato del Dall’Ara ce l’ho ancora addosso. Se da questo presente ne usciremo più tolleranti e con maggior passione per tutto, vorrà dire che saremo cresciuti. E i boati, quando potremo tornare allo stadio, saranno pazzeschi. I miei idoli in difesa? Qui a Bologna Fresi ne fece otto. Il mio idolo da giovane era Nesta. Poi sono stato anni ad allenarmi con Dainelli nel Chievo: ci sentiamo sempre, è un mio fratello maggiore. La partita che mi è parsa incredibile perdere o non vincere? Quella in casa col Genoa: tutto storto. Ma 34 punti fatti sono tanta roba per tutto quel che è successo. Ricordo quando a Verona, Sinisa si presentò a nostra insaputa. La promessa mantenuta da Mihajlovic divenne adrenalina. Il nostro patto fu: dovevamo renderlo orgoglioso di noi. A volte non ci siamo riusciti, molte altre volte sì”. Fonte Gazzetta dello Sport
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