Per gli amanti dello sci alpino, quella di oggi è una giornata speciale, forse addirittura la più importante dell'anno. Questa mattina, infatti, nella Coppa del Mondo 2023-2024 di sci alpino maschile sarà la volta della discesa libera di Kitzbuehel (in Austria), dove gli atleti si misureranno sulla mitica Streif, la pista più difficile e affascinante dell’intero Circo Bianco.

Oggi (in diretta alle 12.30 su RaiSport ed Eurosport) e domani, sarà necessaria un'impresa per domare la Streif con i suoi numeri implacabili, caratterizzati da pendenze che raggiungono l'85% e una velocità massima, soprattutto nella discesa finale, che sfiora i 150 chilometri orari. 

Il 24 gennaio 1998, Kristian Ghedina riuscì a compiere questa impresa, diventando il primo italiano a vincere a Kitzbühel. Successivamente, si classificò secondo nel 2000, ma la sua performance più celebre risale al 2004, culminata con la memorabile "spaccata". A distanza di ventisei anni dalla vittoria a "Kitz", Ghedina ha riavvolto il nastro, condividendo - in un intervista ai colleghi del Messaggero Veneto - segreti e curiosità di una pista in cui più di un collega ha rischiato di lasciarci la vita durante la propria carriera.

Sci Alpino

Ghedina: “Kitzbuhel è di fatto il piatto forte della Coppa del mondo maschile”

È disegnata con una conformazione molto particolare, con il primo tratto e l’ultimo velocissimi. Nel mezzo c’è una parte più lenta ma quasi sempre ghiacciata. È lì che si decidono le sorti della gara. La doppia curva in contropendenza Steilhang se non la si prende bene ti butta dritto sulle reti di protezione. Anche l’immissione nel Brückenschuss, la stradina, si presenta tutt’altro che semplice. Il salto finale poi lascia senza fiato, sia per le pendenze sia perchè lo sguardo vola verso la folla oceanica che attende l’atleta intorno al traguardo. Uno spettacolo, magia pura”

Ghedina ricorda la sua spaccata e svela i segreti del successo della pista di Kitzbühel

“Quella di Kitz è una pista che trasuda storia in ogni angolo. Ricordo che nel 1990 celebrarono i suoi primi cinquant’anni con una grande festa, siamo arrivati al 2024 e il clamore è rimasto intatto nonostante il passare del tempo. Lo sci è molto legato alle tradizioni e Kitzbuhel vuol dire tradizione. La mia spaccata sulla Streif? Lo rifarei, è parte del mio personaggio. Ho sempre amato le piccole sfide, il fatto di mettermi alla prova. Sono un cerino che si accende con un fiammifero spento e quel giorno tutto nacque da una semplice scommessa con mio cugino. In fase di ricognizione, e dunque a bassa velocità, mi vide compiere la spaccata sul salto. ‘Ma così è troppo facile’ mi disse. ‘Guarda che non ho paura a ripeterlo in gara’ fu la mia risposta, dopo la quale mi sono sentito dare del “chiacchierone”. Quanto bastò per pungermi nell’orgoglio e spingermi a farlo veramente. A 137,2 chilometri orari. Da lì nacque un gesto iconico".

IL VIDEO DELLA SPACCATA DI KRISTIAN GHEDINA:

Il pronostico di Ghedina sulla gara degli azzurri impegnati oggi e domani a Kitzbuehel

“Paris qui ha già vinto, lo si aspetta sempre tra i protagonisti ma quest’anno manca di continuità. Dopo la vittoria in Val Gardena mi aspettavo che potesse scattare la scintilla giusta e invece a Bormio è stato sfortunato. Resta comunque l’atleta in grado di regalare soddisfazioni anche quando i pronostici dicono il contrario. Personalmente ho un debole per Mattia Casse. Ha l’età giusta per imporsi, deve crederci perchè il futuro dello sci azzurro passa da lui. Dietro ci sono tanti giovani emergenti ma serve tempo e pazienza”.

La sentenza di Ghedina: "Lo sci azzurro femminile vive un momento migliore di quello maschile" 

“Le donne continuano a meritarsi le copertine, non si può negare che il movimento femminile si stia meritando la vetrina più degli uomini”.

Kristian Ghedina e il suo rapporto con il calcio

“Per che squadra di calcio tifo? Non sono un tifoso di calcio, al massimo posso considerarmi un simpatizzante. Ho ricordi da bambino che mi legano alla Juve attraverso l’album delle figurine Panini. Ai miei tempi la Juventus vinceva tanto, era facile diventare simpatizzanti della maglietta bianconera ma non sono un tifoso. Diciamo che oggi più che di una squadra, simpatizzo per chi gioca meglio”.

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