I grandi temi della videoconference tra presidenti di club e sindacato dei giocatori: dalla programmazione dei calendari alle decurtazioni degli ingaggi I grandi temi aperti, nel calcio italiano, dal Covid-19 sono in questo momento discussi dai presidenti di club e Assocalciatori in una videocall iniziata questa mattina alle ore 10 e che, se necessario, verrà ripresa alle 15 del pomeriggio. La necessità di far ripartire la stagione appena sarà possibile è stata nuovamente evidenziata dall’Uefa nella serata di ieri. Il quesito, a tal punto, è: quando e come ritornare ad essere protagonisti sul campo dal momento che il divieto di allenamento collettivo in vigore sino al 13 aprile subirà molto verosimilmente una proroga da parte del governo italiano? Una vota venuta meno l’emergenza sanitaria e ricevuto l’ok da un futuro dpcm – punto d’accordo di tutti i club convocati -, infatti, per tornare a disputare i match del campionato occorrerà almeno un mese di preparazione. Non solo, perché la riorganizzazione delle sessioni di training collettivo coinvolgerà anche l’intero personale addetto ai lavori di ciascuna società: dagli addetti alla lavanderia ai custodi, dai magazzinieri ai giardinieri, passando attraverso lo staff sanitario. C’è chi ipotizza una ripresa del calcio a fine maggio, chi addirittura nel primo weekend di giugno. Ciò porterebbe in ogni caso al superamento della soglia massima del 30 giugno ‘prestabilita’ sin qui. Parallelamente, l’oggetto del dibattito in corso si sposta, conseguentemente, sulla prossima stagione: chiudendo il campionato a luglio, si rischierebbe di intaccare seriamente la Serie A 2020/2021 seguita, ricordiamolo, anche da Euro 2020 (rinviati al giugno 2021). I calciatori, infatti, non avrebbero molto tempo per rifiatare tra una competizione e l’altra e la preparazione forzata e ravvicinata andrebbe a incidere sulla condizione fisica delle squadre nei mesi successivi all’estate. Il tutto a discapito delle rose che meno attrezzate e competitive, motivo per cui si rivelerebbero imprescindibili appositi permessi formulati da Figc e Fifa. Capitolo tagli agli stipendi: i club sono fermi nella convinzione che la decurtazione sia da estendere all’intero periodo di inattività in stretto rapporto con la durata dei decreti ministeriali già emanati ed, eventualmente, prorogati. L’Associazione Italiana Calciatori, in questo momento, non apre a questa ipotesi, convinta piuttosto che la forbice non debba tranciare gli stipendi oltre il mese di marzo. I giocatori, nel caso di una mancata motivazione giustificata ai mancati versamenti, potrebbero richiedere ai club di svincolarsi gratuitamente o persino metterli in mora. Proprio ieri, a Radio Kiss Kiss, il presidente dell’AIC Damiano Tommasi ieri ha evidenziato:  “La riduzione degli stipendi non è una priorità, ma capire quando e se si tornerà. Se il campionato si fermerà allora bisognerà discutere in modo collettivo di queste 4 mensilità”.
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