Il riassunto del match tra Milan e Fiorentina: i rossoneri confermano i problemi in fase realizzativa. La Viola ne approfitta e vince di misura Dopo tre pareggi e una vittoria nelle ultime quattro gare disputate in A, per il Milan di Gennaro Gattuso è arrivata l’ora di conquistare il bottino pieno se non si vuole abbandonare la poltrona del quarto posto in classifica, occupata momentaneamente dalla Lazio di Simone Inzaghi grazie al sonoro 3-1 timbrato ai danni del Cagliari nell’anticipo delle 12.30. A fronteggiare i rossoneri, a San Siro, è la Fiorentina di Stefano Pioli, rialzatasi in graduatoria grazie a due risultati utili consecutivi dopo il pesante k.o. incassato al Franchi dalla Juventus capolista di Massimiliano Allegri. Dall’altra parte, in casa Milan, Gattuso deve ovviare in qualche modo alle difficoltà mostrate dai suoi, nell’ultimo periodo, in chiave realizzativa e, per farlo, decide di tornare al classico 4-3-3: la diga di centrocampo plasmata da Kessie e Bakayoko lascia il posto al trio Calabria-Mauri-Calhanoglu, chiamato a far da raccordo tra i quattro di difesa (Abate, Zapata, Romagnoli, Rodriguez) e il reparto offensivo formato da Castillejo, Suso e Higuain. Il primo tempo non vale, di certo, il prezzo del biglietto: le squadre, infatti, giocano su un ritmo blando per ben 45 giri d’orologio, annullandosi in un possesso palla innocuo e quasi ridondante. Il più pericoloso, per i padroni di casa, è Hakan Calhanoglu, la cui voglia di far bene non è ricompensata sicuramente dalla precisione sotto porta: se al 3’ il destro di prima intenzione del turco è troppo centrale per impensierire Lafont, al 6’, invece, lo splendido coast to coast dell’ex-Leverkusen si risolve in una conclusione debole e innocua che si spegne fuori alla destra della porta avversaria; l’occasione più ghiotta della frazione di gioco iniziale si consuma inesorabilmente al 43’ in un sinistro del numero 10 rossonero che andrebbe dritto-dritto in rete se solo Milenkovic non usasse l’istinto e la razionalità giusti per posizionarsi sulla propria linea di porta e spazzare via la sfera velenosissima per le sorti dei suoi. A tenere viva la Fiorentina è anche Lafont, che, al 30’, mostra un ottimo senso di posizione nel deviare in angolo il sinistro potente lasciato partire da Ricardo Rodriguez dal limite dell’area. Il secondo tempo, più frizzante del primo, si apre con un destro inguardabile di Calabria dopo una bella azione sull’asse Suso-Higuain. La risposta della Viola non si fa attendere: un minuto più tardi, infatti, è Mirallas a cercare il gol con una girata imprecisa dal cuore dell’area di rigore dopo un bello stop sul cross dalla destra. Tra il 53’ e i 58’ sale in cattedra, per i rossoneri, Suso Fernandez, il quale, dopo aver tentato invano di andare a segno con un sinistro sul primo palo su cui è bravo e attento Lafont, si trasforma in uomo-assist per Higuain; il colpo di testa del Pipita, però, viene letto in anticipo e messo in corner dal portiere rivale. Al 73’, succede quello che non ti aspetti o, forse, che ti aspetti, vedendo giocare il Milan dell’ultimo periodo: dopo un bel dribbling su Calabria, Federico Chiesa trasforma una prestazione da dimenticare in un gol tanto bello quanto importante per i suoi. Il destro a giro sul secondo palo fulmina Donnarumma e gela l’intero San Siro rossonero, costretto ancora una volta a vedere trafitta la propria difesa e ad incassare il quarto k.o. in campionato. A nulla servono gli ingressi in campo di Laxalt - peraltro il peggiore in campo dei suoi -, Cutrone e Conti: la Fiorentina conquista la seconda vittoria di fila e sale al settimo posto in classifica; il Milan incassa l’ennesima delusione e perde anche la quarta posizione in graduatoria, in attesa delle ultime gare dell’anno da giocare contro Frosinone e Spal.
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