Ecco i dati dell'importanza di Verdi nella salvezza del Bologna. Se a gennaio fosse andato a Napoli, il Bologna potrebbe essere ora terzultimo

- di Marco Vigarani -

Ancora due giornate e sarà tutto finito, si riapriranno i cancelli infernali del mercato e probabilmente inizierà l'ennesima estate di sofferenza per i tifosi del Bologna. Il postpartita di sabato a Torino ha offerto un antipasto sicuramente indigesto in cui Simone Verdi, anima e cuore della squadra felsinea, ha ammesso candidamente di non avere preclusioni ad un'ulteriore permanenza ma di attendere la decisione della sua società. Una città in cui vivere serenamente, uno dei lavori più belli del mondo ed una fidanzata da amare: se a tutto questo si somma uno stipendio a cinque zeri viene davvero da chiedersi cosa possa desiderare di più un ragazzo di 25 anni. Verdi ha dato una risposta candida e sincera: nulla di più. Sentire quelle parole però ha causato probabilmente un serio imbarazzo alla proprietà e alla dirigenza di un club che conta sugli introiti della sua cessione per operare sul mercato nella prossima estate. Teoricamente un presidente come Saputo non dovrebbe aver bisogno di 25-30 milioni per andare avanti o per provare a migliorare una rosa che in questi anni ha perso più tasselli utili di quanti non ne abbia inseriti, ma lo stesso chairman canadese è stato in realtà il primo banditore dell'asta di gennaio che è saltata soltanto a causa della volontà del ragazzo dopo che Bologna e Napoli avevano trovato l'accordo totale per il trasferimento. Cosa sarebbe successo se Verdi avesse detto di sì lasciando subito Casteldebole? Basta fare qualche rapido conto per scoprirlo. Con 9 gol e 10 assist il fantasista di Broni ha portato finora ben 15 punti alla causa del club con un'incidenza del 38% che lo rende più decisivo di protagonisti assoluti della Serie A come Higuain, Belotti, Luis Alberto o Callejon tutti fermi sotto al 20%. Pur apprezzando le giocate e lo spirito di Verdi però bisogna anche annotare che il rendimento del numero 9 rossoblù è calato nel girone di ritorno, fase nella quale sono arrivati "solo" 3 gol e 5 assist. Se però l'incidenza delle sue giocate nella prima parte del campionato era stata del 33%, da gennaio in poi si è invece alzata fino all'attuale 46%: in pratica se il Bologna ha prodotto meno punti, si è però aggrappato ancora di più al suo uomo simbolo.Nello specifico i gol e gli assist di Verdi hanno portato alla classifica rossoblù 7 dei miseri 15 punti complessivi del girone di ritorno: praticamente la metà. Immaginiamo allora per un momento che la trattativa con il Napoli fosse andata in porto con successo e proviamo a togliere dal bottino dei ragazzi di Donadoni i punti garantiti da Verdi: da 39 si passa a 32 e quindi attualmente ci si ritroverebbe al terzultimo posto dove invece annaspa il Cagliari cercando un estremo appiglio per non sprofondare in Serie B. Si tratta ovviamente di un'ipotesi teorica visto che immaginiamo che Fenucci e Bigon, nel caso, avrebbero rimpiazzato Verdi con un altro giocatore capace di prendere il posto (magari non il solo Orsolini...) ma questo scenario deve comunque far riflettere. Se il ricco presidente Saputo e tutto il suo staff dirigenziale non vogliono ascoltare la professionalità del ragazzo o i desideri del proprio pubblico, che prestino almeno attenzione al richiamo dei soldi. Perchè se è presumibile che vendere Verdi possa portare in tasca anche 30 milioni, risulta certo che una retrocessione a giugno 2019 porterebbe a bruciarne più del doppio. Prevenire è meglio che curare, diceva un vecchio spot.
Calciomercato Bologna, due difensori sul taccuino di Sabatini
Pari e polemiche tra Barcellona e Real Madrid: la VAR avrebbe aiutato

💬 Commenti